Cecità José Saramago
(…) Allora la moglie del medico disse, Vado avanti io. Il
primo cieco nascose il capo sotto la coperta, come se servisse a qualche cosa,
cieco lo era già, il medico attirò a sé la moglie e, senza parlare, le diede un
rapido bacio sulla fronte, cos’altro poteva fare lui, agli altri uomini tanto
si doveva dare, non avevano né diritti né obblighi coniugali su nessuna di
quelle donne, perciò nessuno potrebbe andare a dirgli, Cornuto consenziente,
cornuto due volte. La ragazza dagli occhiali scuri andò a mettersi dietro la
moglie del medico, poi, una dopo l’altra, la cameriera dell’albergo,
l’impiegata dell’ambulatorio, la moglie del primo cieco, quella che non si sa
chi sia, e infine la cieca delle insonnie, una fila grottesca di femmine
maleodoranti, con gli abiti immondi e cenciosi, sembra impossibile che la forza
bestiale del sesso sia ancora tanto possente, al punto da accecare l’olfatto,
che è il più delicato dei sensi, ci sono persino dei teologi che affermano,
benché non con queste parole precise, che la maggior difficoltà per riuscire a
vivere decentemente all’inferno è l’odore che c’è. Lentamente, guidate dalla
moglie del medico, ciascuna con la mano sulla spalla della seguente, le donne
cominciarono a camminare. Erano tutte scalze perché non volevano perdere le
scarpe fra i tormenti e le angosce per cui sarebbero passate. Quando arrivarono
nell’atrio d’ingresso, la moglie del medico si avviò verso la porta, forse
voleva sapere se il mondo ci fosse ancora. Nel sentire la freschezza dell’aria,
la cameriera dell’albergo ricordò spaventata, Non possiamo uscire, là fuori ci
sono i soldati, e la cieca delle insonnie disse, Tanto meglio, in meno di un
minuto saremmo morte, come del resto dovremmo essere, tutte morte, Noi, domandò
l’impiegata dell’ambulatorio, No, tutte noi che ci troviamo qui dentro, almeno
avremmo il migliore dei motivi per essere cieche. Non aveva mai pronunciato
tante parole di seguito da quando l’avevano portata. La moglie del medico
disse, Andiamo, solo chi dovrà morire morirà, la morte sceglie senza avvisare.
Oltrepassarono la porta che dava accesso all’ala sinistra, si infilarono nei
lunghi corridoi, le donne delle prime due camerate avrebbero potuto, volendo,
dir loro cosa le aspettava, ma se ne stavano rannicchiate nei letti come bestie
bastonate, gli uomini non si azzardavano a toccarle, appena tentavano di
avvicinarsi, quelle si mettevano a gridare. Nell’ultimo corridoio, giù in
fondo, la moglie del medico vide un cieco che stava di sentinella, come al
solito. Doveva aver sentito i passi strascicati, lanciò un avvertimento, Stanno
arrivando, stanno arrivando. Dall’interno partirono grida, nitriti, risate.
Quattro ciechi scostarono rapidamente il letto che fungeva da barriera
all’entrata, Presto, ragazze, entrate, entrate, qui sembriamo tutti dei
cavalli, ve ne andrete via a pancia piena, diceva uno. I ciechi le
circondarono, tentavano di palpeggiarle, ma indietreggiarono subito dopo,
scontrandosi, quando il capo, quello che aveva la pistola, gridò, Il primo a
scegliere sono io, lo sapete. Gli occhi di tutti quegli uomini cercavano
ansiosamente le donne, alcuni allungavano le mani avide, se di sfuggita ne
toccavano qualcuna sapevano finalmente in che direzione guardare. In mezzo alla
corsia, fra i letti, le donne erano come i soldati schierati in attesa che
vengano a passarli in rivista. Il capo dei ciechi, pistola in pugno, si
avvicinò, agile e disinvolto come se con gli occhi di cui disponeva potesse
vedere. Posò la mano libera sulla cieca delle insonnie, che era la prima, la
palpeggiò davanti e dietro, il sedere, le mammelle, in mezzo alle gambe. La
cieca attaccò a gridare e lui la spinse via, Non vali niente, puttana. Passò
alla successiva, che era quella che non si sa chi sia, adesso palpeggiava con
tutte e due le mani, si era infilato la pistola nella tasca dei pantaloni,
Guardate che questa non è niente male, e subito dopo passò alla moglie del
primo cieco, poi all’impiegata dell’ambulatorio, poi alla cameriera
dell’albergo, esclamò, Ragazzi, queste qui non sono affatto male. I ciechi
nitrirono, diedero pacche per terra, Diamoci sotto, che si fa tardi,
strillarono alcuni, Calma, disse quello della pistola, fatemi vedere prima come
sono le altre. Palpeggiò la ragazza dagli occhiali scuri e fece un fischio,
Ehilà, abbiamo vinto alla lotteria, di questa razza non ce n’erano ancora
arrivate. Eccitato, mentre continuava a palpeggiare la ragazza, passò alla
moglie del medico, fischiò di nuovo, Questa è una delle tardone, ma ha tutta
l’aria di essere ben fornita. Tirò verso di sé le due donne, quasi sbavando
mentre diceva, Mi tengo queste, appena le ho sbrigate ve le passo. Le trascinò
giù in fondo alla camerata, dove erano ammucchiate le casse del cibo, i pacchi,
le lattine, una dispensa che avrebbe potuto rifornire un reggimento. Le donne,
tutte, stavano già urlando, si udivano colpi, schiaffi, ordini, State zitte,
puttane, le donne sono tutte uguali, devono sempre mettersi a strillare, Dacci
dentro forte, vedrai che starà zitta, Lasciate che arrivi il mio turno e
vedrete come ne vorranno ancora, Sbrigati un po’, non resisto un minuto di più.
La cieca delle insonnie ululava disperata sotto un cieco grasso, le altre
quattro erano circondate da uomini coi pantaloni calati che si spingevano a
vicenda come iene intorno a una carogna. La moglie del medico si trovava vicino
alla branda dove era stata portata, stava lì in piedi, con le mani
convulsamente aggrappate alle sbarre del letto, vide come il cieco della
pistola tirò e strappò la gonna alla ragazza dagli occhiali scuri, come si
abbassò i pantaloni e, guidandosi con le dita, puntò il sesso contro il sesso
della ragazza, come spinse e forzò, udì i grugniti, le oscenità, la ragazza
dagli occhiali scuri non diceva niente, aprì solo la bocca per vomitare, con la
testa girata, gli occhi verso l’altra donna, lui non si accorse neppure di
quanto accadeva, l’odore del vomito si nota solo quando l’aria e il resto non
odorano allo stesso modo, infine l’uomo si agitò tutto, diede tre violenti
scossoni come se piantasse tre puntelli, ansimò come un porco sgozzato, aveva
finito. La ragazza dagli occhiali scuri piangeva in silenzio. Il cieco della
pistola estrasse il sesso ancora gocciolante e disse con voce insicura, mentre
allungava il braccio verso la moglie del medico, Non essere gelosa, ora mi
occupo di te, e poi, alzando il tono, Ehi, ragazzi, potete venire a prendere
questa, ma trattatela bene, potrei ancora averne bisogno. Una mezza dozzina di
ciechi avanzarono dimenandosi per la corsia, si buttarono sulla ragazza dagli
occhiali scuri, la portarono via quasi trascinandola, Prima io, prima io,
dicevano tutti. Il cieco della pistola si era seduto sul letto, il sesso
flaccido adesso era posato sul bordo del materasso, i pantaloni arrotolati ai
piedi. Inginocchiati qui, fra le mie gambe, disse. La moglie del medico si
inginocchiò. Succhia, disse lui, No, disse lei, O me lo succhi o ti picchio, e
niente mangiare, disse lui, Non hai paura che te lo strappi a morsi, domandò
lei, Puoi provarci, ho le mani intorno al tuo collo, ti strangolerei prima che
riuscissi a farmi uscire un po’ di sangue, rispose lui. Poi disse, Adesso
riconosco la tua voce, E io la tua faccia, Sei cieca, non puoi vedermi, No, non
ti posso vedere, Allora perché dici che riconosci la mia faccia, Perché questa
voce può avere solo questa faccia, Succhia, e piantala con ’sti discorsi, No, O
me lo succhi o nella tua camerata non entrerà mai più una briciola di pane, vai
a dirgli che se non mangiano è perché ti sei rifiutata di succhiarmelo, e poi
torna a raccontarmi cosa è successo. La moglie del medico si chinò in avanti,
con la punta di due dita della mano destra prese e sollevò il sesso appiccicoso
dell’uomo, con la sinistra si appoggiò per terra, toccò i pantaloni, li tastò,
sentì la durezza metallica e fredda della pistola, Potrei ammazzarlo, pensò. No,
non poteva. Coi pantaloni così com’erano, arrotolati ai piedi, era impossibile
arrivare alla tasca dove si trovava l’arma. Adesso non lo posso ammazzare,
pensò. Avanzò il capo, aprì la bocca, la chiuse, chiuse gli occhi per non
vedere, cominciò a succhiare. Albeggiava quando i ciechi malvagi lasciarono
andare le donne. La cieca delle insonnie dovettero portarla via in braccio le
compagne, che a stento riuscivano, anch’esse, a trascinarsi. Per ore erano
passate da un uomo all’altro, da un’umiliazione all’altra, da un’offesa
all’altra, tutto quanto è possibile fare a una donna lasciandola ancora viva.
Lo sapete, no, il pagamento è in generi alimentari, dite ai vostri ometti di
venirsi a prendere la minestra, le aveva schernite congedandole il cieco della
pistola. E aggiunse, scherzoso, A presto, ragazze, preparatevi per la prossima
seduta. Gli altri ciechi ripeterono più o meno in coro, A presto, alcuni
dissero tizie, alcuni dissero puttane, ma gli si notava la spossatezza della
libido nella scarsa convinzione delle voci. Sorde, cieche, taciturne, con un
residuo di volontà sufficiente solo per non lasciare la mano di colei che
avevano davanti, la mano, non la spalla come quando erano venute, certamente
nessuna di loro avrebbe saputo rispondere se le avessero domandato, Perché
camminate tenendovi per mano, era capitato così, ci sono gesti per cui non
sempre si può trovare una spiegazione facile, e talvolta neppure quella
difficile può essere trovata. Quando attraversarono l’atrio, la moglie del
medico guardò fuori, dove c’erano i soldati, e dove c’era anche un camioncino
che forse stava facendo la distribuzione del cibo alle varie quarantene. In
quel preciso momento, alla cieca delle insonnie cedettero le gambe,
letteralmente, come se gliele avessero troncate di colpo, e le cedette pure il
cuore, non si concluse neanche la sistole appena iniziata, finalmente siamo
venuti a sapere il motivo per cui questa cieca non riuscisse a dormire, adesso
dormirà, non svegliamola. È morta, disse la moglie del medico, e la sua voce
era priva di espressione, se mai fosse possibile che una voce così, morta come
le parole appena pronunciate, uscisse da una bocca viva. Prese in braccio il
corpo improvvisamente disarticolato, le gambe insanguinate, il ventre livido, i
poveri seni scoperti, segnati con furia, un morso su una spalla, È il ritratto
del mio corpo, pensò, il ritratto del corpo di tutte noi, fra queste offese e i
nostri dolori non c’è che una differenza, noi, per il momento, siamo ancora
vive. Dove la portiamo, domandò la ragazza dagli occhiali scuri, Adesso in
camerata, poi la sotterreremo, disse la moglie del medico. Gli uomini
aspettavano sulla porta, mancavano solo il primo cieco, che di nuovo si era
nascosto il capo sotto la coperta avvertendo l’arrivo delle donne, e il ragazzino
strabico, che dormiva. Senza alcuna esitazione, senza aver bisogno di contare i
letti, la moglie del medico andò a deporre la cieca delle insonnie nella branda
che le apparteneva. Non si preoccupò del possibile stupore degli altri, in
definitiva tutti quanti, lì, sapevano che lei era la cieca che meglio conosceva
tutti gli angoli di casa. È morta, ripeté, Com’è stato, domandò il medico, ma
la donna non gli rispose, la sua domanda avrebbe potuto limitarsi a ciò che
apparentemente significava, Com’è stato che è morta, ma avrebbe anche potuto
essere, Che cosa vi hanno fatto, orbene, né all’una né all’altra avrebbe dovuto
esserci risposta, è morta, semplicemente, non importa di che cosa, domandare di
cosa sia morto qualcuno è stupido, col tempo la causa si dimentica, soltanto
due parole restano, È morta, e noi non siamo più le stesse di quando siamo
uscite, le parole che avrebbero detto quelle donne noi non possiamo più dirle,
e quanto alle altre, l’innominabile esiste, è il suo unico nome, nient’altro. Andate
a prendere il cibo, disse la moglie del medico. Il caso, il fato, la sorte, il
destino, o comunque si definisca ciò che possiede tanti nomi, è fatto di pura
ironia, né altrimenti si intenderebbe come mai erano stati proprio i mariti di
due di queste donne i prescelti per rappresentare la camerata e ritirare i
generi alimentari quando ancora nessuno immaginava che il prezzo avrebbe potuto
essere quello appena pagato. Potevano essere stati prescelti altri uomini,
scapoli, liberi, senza un onore coniugale da difendere, ma dovettero essere
proprio questi, di certo non vorranno vergognarsi, adesso, di tendere la mano
elemosinante a quei bruti e malvagi che hanno violato le loro mogli. Lo disse
il primo cieco, a chiare lettere e con decisa fermezza, Ci vada chiunque altro,
ma io non vado, Andrò io, disse il medico, Vengo con lei, disse il vecchio
dalla benda nera, Il cibo non sarà molto, ma badi che pesa, Per trasportare il
pane che mangio le forze mi bastano ancora, Quello che pesa di più è sempre il
pane degli altri, Non ho il diritto di lamentarmi, è il peso della parte altrui
che pagherà il mio nutrimento. Immaginiamo, non il dialogo, ormai superato, ma
gli uomini che lo hanno sostenuto, sono lì faccia a faccia come se si potessero
vedere, il che in questo caso non è neanche impossibile, basta che la memoria
di ciascuno dei due faccia emergere dall’abbagliante biancore del mondo la
bocca che sta articolando le parole, e poi, come una lenta irradiazione da quel
centro, il resto dei visi apparirà pian piano, un viso da vecchio, un altro non
tanto, non si dica che è cieco chi ancora sia capace di vedere così. Quando si
allontanarono per andare a riscuotere il salario della vergogna, come lo aveva
definito il primo cieco protestando con retorica indignazione, la moglie del
medico disse alle altre donne, Restate qui, torno subito. Sapeva ciò che
voleva, non sapeva se lo avrebbe trovato. Voleva un secchio o qualcosa che ne
facesse le veci, voleva riempirlo d’acqua, anche se fetida, anche se putrida,
voleva lavare la cieca delle insonnie, ripulirla del sangue proprio e della
secrezione altrui, consegnarla purificata alla terra, ammesso che ancora abbia
senso parlare di purezze del corpo in questo manicomio in cui viviamo, ché alle
purezze dell’anima, si sa, non c’è modo di giungervi. (…) |