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Lunario dei giorni di paura


Cinquantunesima settimana

andromeda

 

Michael Crichton

Andromeda

Garzanti


(…) Comroe depose la rivista. Impossibile sbagliarsi: la voce di Shawn era stridula ed emozionata. In condizioni normali Comroe si sarebbe fatto una bella risata alle spalle dei due adulti innervositi dalla prospettiva di entrare in un paesino addormentato, in mezzo al deserto. Però Comroe conosceva Shawn personalmente, e sapeva che Shawn, quali che fossero le altre sue virtù, era un uomo totalmente privo di fantasia, capace di addormentarsi mentre assisteva alla proiezione di un film dell’orrore. Era fatto così. Comroe si mise ad ascoltare. Sopra il crepitio delle scariche elettrostatiche, udiva il rombo del motore del furgone. E sentiva i due uomini, nel furgone, parlottare fra loro a bassa voce. Shawn: «Piuttosto tranquillo da queste parti». Crane: «Signorsì». Una pausa. Crane: «Tenente!». Shawn: «Sì?». Crane: «Ha visto?». Shawn: «Visto cosa?». Crane: «Là dietro, sul marciapiede. Sembrava un corpo umano». Shawn: «Tu sogni». Un’altra pausa, poi Comroe sentì che il furgone si fermava, facendo stridere i freni. Shawn: «Gesù». Crane: «Ce n’è un altro, tenente». Shawn: «Sembra morto». Crane: «Vuole che…». Shawn: «No. Resta su». La sua voce divenne più forte, più formale, quando Shawn richiamò la base. «Qui è Caper Uno per Vandal Deca. Passo.» Comroe prese il microfono. «Vi ascoltiamo. Che cosa è successo?» Con voce tesa, Shawn disse: «Vediamo dei corpi, tenente. Moltissimi. Sembrano morti». «Siete sicuri, Caper Uno?» «Certo che siamo sicuri», disse Shawn. «Procedete al recupero della capsula, Caper Uno», disse Comroe senza alzare la voce. Così dicendo, si guardò intorno. Gli altri dodici uomini della squadra ridotta lo fissavano senza vederlo, con gli occhi sgranati. Stavano ascoltando la trasmissione. Il furgone si rimise in moto. Comroe tolse i piedi dallo scrittoio e schiacciò, sul quadro dei comandi, il bottone rosso con la scritta «Sicurezza». Quel bottone isolava automaticamente la sala del Controllo Missione. Da quel momento nessuno sarebbe potuto entrare o uscire senza il suo permesso. Poi sollevò il ricevitore e disse: «Il maggiore Manchek, per piacere, M-A-N-C-H-E-K. È urgente. Aspetto». Manchek era l’ufficiale comandante in servizio per quel mese, l’uomo direttamente responsabile, in febbraio, di tutte le attività dello Scoop. Mentre aspettava, Comroe incastrò il ricevitore tra spalla e mascella, e si accese una sigaretta. Dall’altoparlante tornò a uscire la voce di Shawn: «Ti sembrano morti, Crane?». Crane: «Signorsì. In pace, non so come dire… Ma morti». Shawn: «In un certo senso non sembrano proprio morti. C’è qualcosa che manca. Qualcosa di strano… Ma sono dappertutto. Saranno dozzine». Crane: «Come se fossero caduti mentre camminavano. Come se avessero inciampato e fossero piombati giù, morti». Shawn: «In tutte le strade, sui marciapiedi…». Un altro silenzio; poi Crane: «Tenente!». Shawn: «Gesù». Crane: «Lo vede? Quell’uomo vestito di bianco, che sta attraversando la strada…». Shawn: «Lo vedo». Crane: «Li scavalca come…». Shawn: «Viene verso di noi». Crane: «Senta, tenente; io credo che dovremmo svignarcela da questo posto, se non sono troppo…». Furono le ultime parole diffuse dall’altoparlante: seguì un urlo, stridulo e acutissimo, e poi uno schianto di lamiere contorte. La trasmissione terminò a questo punto, e il Controllo Missione Scoop di Vandenberg non riuscì più a rimettersi in contatto con i due uomini.

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