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Lunario dei giorni di paura


Quarantottesima settimana

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Cronaca familiare

Vasco Pratolini

Bur ed.


(…)

La nonna sedeva a capo tavola, le braccia sulla tovaglia; noi ai due lati. La ragazza era appoggiata al davanzale della sua finestra e aveva smesso di cantare. Agli altri tavoli si mangiava ancora, si parlava e si rideva, ma noi avevamo tirato un muro alle nostre spalle, ed era come se fossimo soli davanti all’orizzonte del mulino, con un fondo di cielo azzurro intenso e quella ragazza al davanzale. «Che ore sono?» disse la nonna. «Le tre e cinque.» «Mi raccomando, non fare passare le quattro.» Quindi disse: «La guerra è una cosa tremenda. Se non ci fosse stata la guerra, ora la mamma sarebbe qui con noi. Anzi, noi saremmo tutti nella nostra casa, e lei avrebbe fatto le frittelle». «Delle frittelle non me ne avevi mai parlato» io dissi. «Come non te ne ho mai parlato! Erano la sua passione. Metteva piede in cucina soltanto quando si facevano le frittelle. Preparava tutto da sé, non voleva che io l’aiutassi. Scioglieva la farina di castagne nell’acqua dentro una zuppiera, e poi friggeva. Prima di servirle in tavola ne aveva mangiate la metà! Dio mi perdoni, quante volte non l’ho rimproverata perché consumava troppo olio!» «Quando tu la rimproveravi, lei cosa diceva?» «Non rispondeva mai, non mi ha mai mancato di rispetto finché visse… E se l’olio non c’era, prendeva due o tre ditali per cucire, li zeppava di farina e li metteva a cuocere sotto la cenere che fa il fornello acceso. Questa è una cosa che si usa in campagna, gliel’avevo insegnato quando era bambina.» Tu ed io l’ascoltavamo; riconoscevo nel tuo sguardo attento la mia stessa passione. «Parla, nonna, parla.» «Eh, sì, maledetta la guerra. Se non veniva la guerra non veniva nemmeno la spagnola.» «Chi era la spagnola?» tu dicesti. «La spagnola fu l’epidemia che si abbatté verso la fine della guerra. Nostra madre è morta di spagnola, non lo sapevi?» Facesti una smorfia e accennasti un sorriso un po’ amaro: sembrava tu pensassi che la nonna ed io ti burlavamo. Da quel momento il tuo volto assunse un’espressione sospettosa. (...)




















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