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Lunario dei giorni di paura


Quarantacinquesima settimana

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Il banchetto in tempo di peste

Aleksandr Sergeevič Puškin

Kindle ed.


Una strada. Una tavola imbandita. Uomini e donne che banchettano.

GIOVANE

Illustre presidente, vorrei ricordare un uomo a tutti noi assai ben noto, le cui battute, storielle briose, risposte argute e osservazioni, tanto caustiche quanto divertenti, la nostra tavola rallegravano, allontanando la mestizia che oggi la pestilenza, nostra ospite, sui più brillanti ingegni, sta mandando. Non più di due giorni fa, al suon di risate nostre fragorose esaltavamo le sue barzellette; quindi è impossibile che nel mentre di questo allegro convito, ci scordassimo di Jackson! E anche se questa poltrona vuota sembra attenderlo e ci pare di sentire ancora la sua eloquentissima parlata – il buontempone è disceso oramai nelle fredde dimore sotterranee… Ma nonostante tutto, siamo ancora in molti a restare vivi senza alcun motivo per affliggerci. Quindi, propongo un brindisi alla sua memoria; con un allegro tocco dei bicchieri e un urrah! come fosse vivo.

PRESIDENTE

E’ stato il primo a lasciare la nostra compagnia. Beviamo in silenzio in suo onore.

GIOVANE

E così sia! (Tutti bevono in silenzio)

PRESIDENTE La tua voce, cara, riesce a esprimere i suoni delle canzoni amate con una virtù selvaggia . Cantaci, Mary, qualcosa di malinconico, per permetterci di riprendere, indi, il nostro banchetto con più sfrenatezza di prima. Come colui che, rapito da una visione, dalla terra s'allontana per un attimo.

MARY (canta)

Il nostro mite paesello Una volta prosperava,

le domeniche la chiesa, di fedeli si colmava;

rallegravano la scuola

voci allegre dei bimbetti e nei campi sotto il sole

luccicavano falcetti. E’ diverso tutto ora:

chiesa deserta, scuola vuota

bionde messi stramature,

vuota è la selva oscura. Come reduce d’un rogo

muto si presenta il borgo.

Tranne il vecchio sepolcreto dappertutto regna la quiete.

Per le anime defunte i vivi pregano

piangendo mentre il funebre carretto

entra ed esce ogni momento.

Manca il posto e le fosse

si dispongono in fila,

come un gregge intimorito,

lunga, stretta e senza fine. Se la morte prematura

via con se mi porterà,

e la mia primavera d’improvviso si spegnerà

mi prometti da lontano di Jenny

il corpo accompagnar e le sue labbra spente

giurami di non baciar.

Dopo, per lenir il dolore

e le fatiche superare, lasciati fuggir altrove,

ma di Jenny non ti scordare. Quando questa pestilenza,

un ricordo diventerà lei

il suo caro Edmondo anche nei cieli non lascerà!

PRESIDENTE

Ti siamo grati, Mary pensierosa,  per il canto tuo, semplice e lacrimoso!  Sicuramente, in passato, una pestilenza simile anche le vostre valli e colline è venuta a visitare, e questi pianti pietosi si son uditi già lungo quei torrenti e ruscelli che ora, allegri e tranquilli, percorrono il selvaggio paradiso del tuo paese natale; quell’anno buio che ha falciato così tanta gente - ardita, bella e brava – ha lasciato di se la memoria soltanto in qualche genuina pastorale, triste e melodiosa... In verità, nulla ci commuove tanto durante una festa  quanto un suono languido che tocca il cuore!

MARY

Oh! Non avrei mai voluto cantare lontano dalla casetta dei miei! Piaceva molto a loro ascoltarmi. Anche ora mi sembra di sentirmi cantare sulla soglia della mia dimora. La mia voce era più dolce allora: era la voce dell'innocenza…

LUISA

Non sono più di moda, questi canti! Tuttavia ci sono ancora anime ingenue felici di farsi commuovere  dalle lacrimucce femminili, credendovi ciecamente. La donna è convinta che il suo sguardo bagnato sia irresistibile. E se lo stesso delle sue risate pensasse, non smetterebbe mai di sorridere. Questa si è messa a lagnarsi solo perché Walsingham ha lusingato  le chiassose bellezze nordiche. Non sopporto il giallo di queste chiome scozzesi.

PRESIDENTE

Ascoltate: il rumore delle ruote! (Passa un carro carico di cadaveri, guidato da un negro) Ah! Luisa si sente male. A giudicare dalla sua lingua, sembrava che un cuore d’uomo avesse. In verità, uno spietato è più debole di uno generoso e la paura alberga nell’anima da passioni crucciata! Gettale, Mary, dell'acqua in viso. Sta meglio ora.

MARY

Sorella nella tristezza e nell’infamia, abbandónati al mio seno. LUISA (riprendendosi) Un demonio orrendo, ho sognato: nero, dagli occhi bianchi... Voleva che salissi sul suo carro, nel quale  giacevano già dei morti che mormoravano qualcosa di incomprensibile... Ditemi, era un sogno? È passato il carro?

GIOVANE

Su, Luisa, rallegrati. Sai, anche se la nostra via  potrebbe apparire come un silenzioso rifugio dalla morte dove indisturbati possiamo banchettare, quel carro nero, ha la licenza di transitare ovunque. E noi dobbiamo fargli largo! Senti, Walsingham,  per prevenire contese e svenimenti da parte del sesso debole, cantaci qualcosa di disinibito, vivo. Non una cantilena scozzese, ma un canto ribelle, bacchico, che parrebbe originato da una coppa spumeggiante.

PRESIDENTE

Non ne conosco, ma vi canterò un inno in onore della peste. L'ho scritto la notte scorsa, dopo che ci siamo salutati. Per la prima volta in vita mia mi sono sentito animato da una strana vena poetica. Ascoltatemi, allora: la mia voce rauca s'addice alla canzone.

MOLTI

Un inno alla peste! Ascoltiamolo! Un inno alla peste! Magnifico! Bravo! Bravo! (Bravo!)

PRESIDENTE (canta) Quando l’Inverno vigoroso, come un destro condottiero, le sue truppe arruffate di ghiaccio e di neve contro di noi lancia, s’imbatte egli nel crepitio dei camini e nelle allegre vampate dei banchetti. La Peste, perfida regina, di persona, ora ci assale, infatuata da un ricco bottino; e alla nostra finestra, giorno e notte, bussa col suo badile da becchino. Cosa possiamo fare noi? A chi chiedere aiuto? Come dall’Inverno birichino chiudiamoci dentro! Accendiamo le luci, riempiamo i bicchieri per affogare dentro i nostri pensieri, e, imbandendo i banchetti, i balli allestendo, lodiamo della Peste il regno! C'è un'ebbrezza nella lotta, e sull'orlo del nero abisso, e in mezzo all’oceano tempestoso tra le sue onde minacciose e il suo buio violento, e nell’uragano arabico e nell'alito della Peste. Tutto, tutto ciò che minaccia di morte cela per il cuore mortale un godimento inesplicabile, il pegno,forse, dell'immortalità! Felice chi, in mezzo ai turbamenti, riesce a distinguerlo e a conquistarlo. Quindi, evviva la Peste! Che non ci spaventi il buio tombale! Che non ci turbi il tuo appello! Rendiamo spumose le coppe, e beviamo il respiro roseo della pulzella, Senza sapere se… celi nel grembo la Peste! (Entra un vecchio prete)

IL PRETE

Banchetto blasfemo, empi pazzi! Con la baldoria e i canti dissoluti  state profanando il profondo silenzio dalla morte diffuso in ogni dove! Mentre io, in mezzo all’orrore funebre e circondato dai volti spenti al camposanto continuo a pregare, la vostra detestabile esultanza sta offendendo il silenzio del cordoglio, scuotendo terra che ricopre i morti! Se non sentissi vecchi e mogli a invocar la protezione divina potrei pensare che siano i demoni l’anima d'un ateo, nel buio pesto a trascinare, straziandola.

ALCUNE VOCI

A parlare dell’inferno lui è un vero maestro! Vattene vecchio! Vattene per la tua strada!

IL PRETE Vi scongiuro in nome del sangue del Salvatore, per noi sulla croce perito: cessate questo raccapricciante convito se volete nel cielo ritrovare le anime perdute dei vostri cari. Tornate nelle vostre case! PRESIDENTE Le case  nostre sono tristi – alla giovinezza garba l’allegria.

IL PRETE

Sei tu, per caso, Walsingham? Proprio quello che tre settimane fa, in ginocchio, il corpo della madre morta, gemendo, abbracciava e si disperava sopra la sua tomba? Pensi forse che lei ora, nei cieli, non stia versando lacrime amare vedendo il suo figlio gozzovigliare in un giro depravato, udendo la sua voce cantare i furiosi inni in mezzo alle sacre preghiere e ai gravi sospiri? Seguimi!

PRESIDENTE

Perché sei venuto qui, a tormentarmi? Non posso e non devo seguirti. Qui sono trattenuto dalla disperazione, dai ricordi atroci , dalla consapevolezza della mia illiceità oltre che dall’orrore  di quel vuoto mortale  che in casa mia mi attende, - e anche dalla novità di questa baldoria, e dal veleno generoso di questa coppa e dalle carezze (che Dio mi perdoni) di una creatura traviata, ma amabile … L'ombra materna da qui non riuscirà ad allontanarmi - è tardi - riconosco il tuo richiamo, Apprezzo il tuo sforzo di salvarmi... Vecchio, vai in pace; ma sia maledetto colui che ti seguirà!

MOLTI

Bravo! Bravo! Un vero presidente! Una giusta predica per te! Vattene! Via!

IL PRETE

L'anima pura di Matilde ti sta richiamando.

PRESIDENTE (si alza) Giurami, con la tua mano pallida e avvizzita  alzata al cielo - di lasciare nella tomba quel nome, che ormai per sempre tace!  Oh! Se ai suoi occhi eterni questo spettacolo potessi risparmiare! Una volta, lei mi credeva puro, fiero e franco –  e ha potuto conoscere il paradiso tra le mie braccia!... Dove sono? Creatura divina! ti vedo laddove la mia anima traviata mai riuscirà a raggiungerti...

UNA VOCE FEMMINILE

È impazzito! Vaneggia della sua moglie morta!

IL PRETE

Andiamo, su andiamo...

PRESIDENTE

Padre, in nome di Dio, Lasciami stare !

IL PRETE

Che il Signore ti protegga! Perdonami, figlio mio! (Esce. Il banchetto continua. Il presidente rimane assorto, immerso in profondi pensieri).

 




















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