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Lunario dei giorni di paura


Trentasettesima settimana

ghosh2

 

The Fireman. L'uomo del fuoco
Joe Hill
 Sperling & Kupfer

 

(...)

Finse di dover guardare fuori dalla finestra per pensarci su e fu allora che scorse un uomo sul retro. Da dove si trovava, Harper aveva un’ottima visuale sul cortile, qualche decina di metri quadri di asfalto segnati qua e là dal tracciato per il gioco della campana. Più avanti c’era mezzo ettaro scarso di terriccio con le attrezzature complete di un parco giochi: altalene, scivoli, una parete per arrampicarsi e una fila di tubi di acciaio che i bambini potevano suonare come gong (e che lei chiamava lo Xilofono dei Dannati). Era in corso la prima ora e il cortile era deserto. L’unico momento della giornata in cui non ci fosse un branco di ragazzini che strillavano, urlavano, ridevano e si scontravano fuori dalle finestre dell’infermeria. C’era solo quell’uomo, con indosso un’informe giacca verde militare e un paio di larghi pantaloni da lavoro marrone; il volto era in ombra, sotto un berretto da baseball sporco. Stava girando intorno al retro dell’edificio, camminando a testa bassa, malfermo sulle gambe. All’inizio Harper pensò che fosse ubriaco, dato che non riusciva a procedere in linea retta. Poi notò il fumo che gli usciva dalla giacca: volute bianche e sottili che si levavano dalle maniche e dal colletto, infilandosi tra i lunghi capelli castani. Barcollante, l’individuo lasciò la zona asfaltata e proseguì sul terriccio. Fece altri tre passi e appoggiò la mano destra su un piolo di legno della scaletta di una palestrina. Anche a quella distanza si notava qualcosa sul dorso, una striscia scura – come un tatuaggio – punteggiata d’oro. I puntini brillavano, come granelli di polvere in un raggio di sole abbagliante. Harper aveva visto le immagini al telegiornale, ciò nonostante in quei primi momenti non riuscì a capire cosa stesse accadendo. Le merendine caddero dal portapranzo di Mary Poppins e finirono sul pavimento. Lei non le sentì, non si rendeva conto che stava tenendo il contenitore inclinato, seminando ovunque dolcetti e cioccolatini. Raymond guardò la patata che atterrava con un tonfo sordo e rotolava sotto un mobile. L’uomo che camminava come fosse ubriaco si piegò in avanti. Poi inarcò la schiena, scosso da una convulsione, gettando la testa all’indietro. Le fiamme gli lambirono la camicia. Per un attimo Harper ne scorse il volto scarno e agonizzante, poi la testa diventò una torcia. L’uomo si portò la mano sinistra al petto, senza lasciare il piolo con la destra che, in fiamme, stava carbonizzando il legno. La testa si piegò ancora di più all’indietro e la bocca si aprì per urlare, ma riuscì solo a eruttare fumo nero. (...)




















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