The Fireman. L'uomo del fuoco Finse di dover
guardare fuori dalla finestra per pensarci su e fu allora che scorse un uomo
sul retro. Da dove si trovava, Harper aveva un’ottima visuale sul cortile,
qualche decina di metri quadri di asfalto segnati qua e là dal tracciato per il
gioco della campana. Più avanti c’era mezzo ettaro scarso di terriccio con le
attrezzature complete di un parco giochi: altalene, scivoli, una parete per
arrampicarsi e una fila di tubi di acciaio che i bambini potevano suonare come
gong (e che lei chiamava lo Xilofono dei Dannati). Era in corso la prima ora e
il cortile era deserto. L’unico momento della giornata in cui non ci fosse un
branco di ragazzini che strillavano, urlavano, ridevano e si scontravano fuori
dalle finestre dell’infermeria. C’era solo quell’uomo, con indosso un’informe
giacca verde militare e un paio di larghi pantaloni da lavoro marrone; il volto
era in ombra, sotto un berretto da baseball sporco. Stava girando intorno al
retro dell’edificio, camminando a testa bassa, malfermo sulle gambe. All’inizio
Harper pensò che fosse ubriaco, dato che non riusciva a procedere in linea
retta. Poi notò il fumo che gli usciva dalla giacca: volute bianche e sottili
che si levavano dalle maniche e dal colletto, infilandosi tra i lunghi capelli
castani. Barcollante, l’individuo lasciò la zona asfaltata e proseguì sul
terriccio. Fece altri tre passi e appoggiò la mano destra su un piolo di legno
della scaletta di una palestrina. Anche a quella distanza si notava qualcosa
sul dorso, una striscia scura – come un tatuaggio – punteggiata d’oro. I
puntini brillavano, come granelli di polvere in un raggio di sole abbagliante.
Harper aveva visto le immagini al telegiornale, ciò nonostante in quei primi
momenti non riuscì a capire cosa stesse accadendo. Le merendine caddero dal
portapranzo di Mary Poppins e finirono sul pavimento. Lei non le sentì, non si
rendeva conto che stava tenendo il contenitore inclinato, seminando ovunque
dolcetti e cioccolatini. Raymond guardò la patata che atterrava con un tonfo
sordo e rotolava sotto un mobile. L’uomo che camminava come fosse ubriaco si
piegò in avanti. Poi inarcò la schiena, scosso da una convulsione, gettando la
testa all’indietro. Le fiamme gli lambirono la camicia. Per un attimo Harper ne
scorse il volto scarno e agonizzante, poi la testa diventò una torcia. L’uomo
si portò la mano sinistra al petto, senza lasciare il piolo con la destra che,
in fiamme, stava carbonizzando il legno. La testa si piegò ancora di più
all’indietro e la bocca si aprì per urlare, ma riuscì solo a eruttare fumo
nero. (...) |