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Introduzione al Lunario dei giorni di paura





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Introduzione

Su uno degli ultimi numeri di Bet Magazine, il bollettino della comunità ebraica di Milano, che è anche la più antica testata ebraica italiana, il Rav Arbib, aprendo una serie di interventi sulla pandemia di Coronavirus, ricorda che “A Giobbe, che chiede perché Dio non risponda alle sue domande, Eliu dice: “Egli può rispondere con halomot ve mahalot (sogni e malattie), cioè vari messaggi, e sta a noi decifrarli”.

Se si potesse riassumere in poche parole ciò che ha mosso i grandi narratori di ogni epoca a narrare il diffondersi delle grandi pestilenze, o le pestilenze in senso lato, anche quelle solo immaginate, e perciò fuori da ogni intento o dovere cronicistico,  assumendo l’occasione per raccontare non solo il morbo, quindi ma soprattutto l’Uomo alle prese con esso, forse bisognerebbe tornare alle primigenie domande di Giobbe. Perché la sofferenza? Perché la malattia? Perché il silenzio di Dio (e della Ragione), o l’incapacità dell’Uomo di decifrare Dio (e di accedere veramente alla Ragione), di fronte a eventi che ci sovrastano non solo come individui ma come specie?

Nella grande libertà della letteratura narrativa, al contrario di quella scientifica e filosofica, risiede il grande privilegio di poter rispondere a tutte queste domande, o anche di lasciarle in sospeso, senza doverle necessariamente definire: lasciando che sia il dipanarsi del racconto stesso e il cammina cammina dei suoi personaggi a decretare la possibilità o l’impossibilità di trovare delle risposte.

Obiettivo di questo nuovo Lunario, sulla scia del Lunario dei giorni di scuola che strada facendo ha superato i 150 titoli, è quello di offrire una prima panoramica dei testi che hanno affrontato, o assunto quale sfondo, il tema di una epidemia. Da quelli più celebri, a partire da Il Decameron di Boccaccio e La peste di Camus, a quelli meno noti, come i romanzi distopici, spesso frettolosamente retrocessi nei generi della fantascienza o dell’horror, che sempre di più hanno affollato la letteratura moderna. Una piccola antologia in rigidissimo ordine sparso, ovvero in assoluto disordine cronologico, geo-letterario e stilistico, che vuol essere solo un invito complice, ed emotivamente partecipe, alla lettura.

Se la regina indiscussa di questi testi resta ancora oggi la peste, nera, o rossa, sia per la ridondanza che storicamente essa ha avuto nel mondo, sia per la sua spaventosa capacità evocativa, l’epidemia meno “trattata” in assoluto è quella che nel secolo scorso, paradossalmente, ha provocato più vittime,  la cosiddetta Spagnola. Forse perché la narrativa di ogni Paese era già impegnata a raccontare un’altra immane tragedia, ovvero la strage provocata dalla Prima Guerra Mondiale.

Alberto Melis




















rotusitala@gmail.com