Gli
ebrei di Vilna – Una cronaca dal ghetto 1941 -1944 Grigorij
Šur (…) Alla sera il cielo sulla
città si illuminò tutto per i razzi lanciati col paracadute e aerei tedeschi
bombardarono alcune abitazioni nel centro della città e in periferia. Ormai in
città non c'erano quasi più forze sovietiche. Già da due mesi si trovavano negli accampamenti
estivi assieme a unità dell'esercito lituano. Singoli
autocarri militari sovietici attraversavano la città fuggendo a tutta velocità.
In qualche luogo i lituani tesero delle imboscate notturne, mitragliando gli
autocarri sovietici che passavano. Un gruppo abbastanza numeroso di soldati
lituani si rifugiò, assieme ad alcuni volontari ugualmente lituani, nel
giardinetto della chiesa francescana di via Trokckaja, dove si trovavano diverse
piccole caserme lituane; di notte essi facevano fuoco su ogni mezzo sovietico che
passava. Un appostamento simile si trovava sul colle del castello, dove soldati
e volontari agivano anche di giorno, finché un carro sovietico salì fin lassù e
tutti furono fucilati. All'alba di martedì 24 giugno entrarono in
città i primi reparti tedeschi. Li seguivano i motociclisti armati di mitragliatrice,
tre soldati per ogni moto. E poi, per giorni e notti, senza tregua, simile a
una valanga d'acciaio, attraversò la città
l'esercito tedesco: la fanteria quasi tutta su automezzi, una grande quantità
di artiglieria motorizzata su mezzi cingolati; a ogni unità seguiva un considerevole numero
di pezzi di artiglieria contraerea, attrezzata per aprire il fuoco anche
in movimento. Relativamente modesta la presenza della cavalleria e dei carri
armati pesanti. Subito dopo l'ingresso in città delle prime
unità tedesche, i cosiddetti «attivisti» lituani, molti dei quali avevano
ricoperto posti importanti sotto la dominazione sovietica, iniziarono la caccia
a bolscevichi ed ebrei. Gli «attivisti» apparivano ben organizzati, sulla
manica portavano un bracciale con la svastica. Per le vie della città e alla
stazione bastonavano e arrestavano a loro arbitrio, a volte fucilando senza
processo o istruttoria. Qualche elemento locale sfruttò la situazione a scopo
di lucro: iniziarono le rapine nelle abitazioni di ebrei, cui venivano
sottratti denaro, oro, gioielli. Dalla mattina del 24 giugno, nel giardino
della chiesa francescana (là dove attivisti e soldati lituani avevano teso le
loro imboscate notturne) ebbero inizio le fucilazioni di ebrei e di soldati
sovietici arrestati per strada o in seguito a denunce. Per prima toccò a una
ragazza ebrea che evidente mente si era recata al lavoro senza badare al
rischio. La misero davanti a una mitragliatrice e aprirono il fuoco. Poi portarono
un gruppo di quindici soldati sovietici;
li misero in fila con le mani alzate, li perquisirono in fretta, tolsero
loro dalle tasche qualche foglio e li spinsero uno dopo l'altro davanti alla
mitragliatrice. Caddero come spighe falciate, trapassati dalle pallottole,
compiendo un bizzarro salto di lato. Poco dopo morirono così alcuni
comandanti del1'Armata Rossa; a quanto pare, essendosi smarriti, avevano
chiesto la strada ad alcuni lituani che sostavano presso la chiesa cattolica di
S. Nicola. Costoro, in realtà degli «attivisti», fingendo di volerli aiutare,
anziché indirizzarli fuori città li condussero davanti alla mitragliatrice, in
quel giardino della chiesa francescana. Uno dopo l'altro arrivarono gli ebrei
catturati; li fucilarono tutti dopo averli ripetutamente scherniti, colpiti sul
viso, depredati di quanto possedevano.
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