La
tana di fango Wolfgang
Koeppen (…) Il fratello del professor Halpern, nostro
coabitante, è vicepresidente del Consiglio Ebraico. Stanotte due miliziani ci
hanno svegliato. Hanno invitato il professor Halpem a recarsi al Consiglio
perché suo fratello aveva da sbrigare molto lavoro di scrittura e aveva bisogno
di aiuto. Questa notizia ci sembrò un segnale d' allarme concertato e tutti ci
vestimmo. Preoccupatissimi, aspettammo il ritorno del professore. Quando dopo
due ore bussarono alla nostra porta,
eravamo così sconvolti per l'attesa e il timore che fuggimmo come
disperati dietro casa scendendo giù
per la scarpata vicina. Rimanemmo a tremare nel buio. Improvvisamente la
luce di una lampadina tascabile ci colpì
in viso. Era uno della milizia ebraica che ci chiese perché fossimo
fuggiti e ci rimandò in casa. Aggiunse che ci saremmo messi in un grosso guaio
volendo fuggire. Allora apprendemmo che l'uomo che aveva bussato era stato
inviato dal professor Halpern. Recava la notizia che era cominciata l'«azione».
Benché da settimane ci aspettassimo il peggio, questa notizia ci colpì come un fulmine. Pieni di spavento,
dalla finestra scrutammo fuori, nel buio. Vedemmo militari armati di carabina
camminare su e giù per la strada. Ogni tanto si scorgeva la luce di una lanterna a vento e in quella luce le SS con i loro
cappotti bianchi parevano fantasmi. Ma erano più spaventosi di qualsiasi
fantasma di cui potessimo aver letto. Erano orchi che chiedevano il loro
tributo di carne umana. Erano i messi infernali della civiltà occidentale del
ventesimo secolo. Nel nostro edificio abitavano Jacob Oehl e i
signori Kornberg, marito e moglie. Dopo mezzanotte la porta di casa fu aperta
con una spinta e nel corridoio rimbombarono passi di pesanti stivali chiodati.
Ciascuno rimase trepidante in camera sua. Alla fine parecchie voci maschili
chiamarono: «Jacob Oehl!». Poi furono chiamati anche i due
Kornberg. Ora sappiamo che suono avrà la voce che ci chiamerà al Giudizio
finale. Pallidi e col batticuore tutti attendevamo la prossima chiamata. Ognuno
si chiedeva: verrà detto anche il tuo nome, suonerà anche per te la tua ora? Ma
per questa volta nella nostra casa si fermarono a quei tre nomi. Gli infelici,
tutti anziani, furono portati via. Se ne andarono in silenzio, senza
lamentarsi. In altre case, in occasioni simili si erano avute scene di addio
strazianti, quando i membri di qualche famiglia venivano separati. Il vecchio
Kazu disse a sua moglie, mentre si avviavano al treno che doveva portarli alla
morte: «Su, su, mogliettina, andiamo
in viaggio di nozze». Tutta la
strada era piena di lamenti. Alle sette e mezzo di mattina tornò Halpern. Era
completamente stravolto ed ebbe un accesso di pianto raccontando le terribili
ore vissute in quella notte al Consiglio Ebraico. Il comando delle SS aveva
richiesto la consegna di cinquecentotrenta ebrei. Il numero era stato calcolato
in base agli abitanti e doveva essere rispettato esattamente. Le SS si
attendevano una consegna pronta ed esatta! Se una delle vittime preventivate
non si fosse presentata, sarebbe dovuto subentrare un altro ebreo. Al
Consiglio, Griinfeld aveva scritto a macchina una lista. Le vittime furono
prelevate dalle SS, aiutate dalla milizia ebraica. I prigionieri rimasero fino
al mattino nei bagni pubblici, poi furono caricati su dei camion. Tre anziani
troppo deboli per arrampicarsi sugli alti veicoli furono fucilati. I camion
si mossero poi sotto stretta sorveglianza in direzione di Tamopol.
|