Quando
Hitler rubò il coniglio rosa Judith Kerr (...) "Ah,
sei tu!" ha detto Max. Gunther,
sollevato, rise. "Pensavamo fosse un adulto”. “Cosa
state nascondendo?” “Un distintivo. C'è stata una grande lotta a
scuola stamattina, nazisti contro socialisti.” “Che
sarebbero?” “I nazisti e i socialisti? Alla tua età,
dovresti saperlo!", ha detto Max, dall’altezza dei suoi 12 anni. “I
nazisti sono le persone che voteranno per Hitler alle elezioni. Noi socialisti
voteremo contro!” “Siete
entrambi troppo giovani, non potete votare.” "I
nostri genitori, se preferisci", disse Max di buon umore. Che poi era la
stessa cosa. "Oggi le hanno prese", ha detto Gunther. “Li avresti dovuti
vedere scappare, i nazisti... Max ed io ne abbiamo bloccato uno e gli abbiamo portato
via il suo distintivo. Ma non so cosa dirà mia madre, per i miei pantaloni. Abbassò gli occhi miseramente su uno strappo
nel tessuto già consumato. Il padre di Gunther era disoccupato e non dovevano
esserci molti soldi a casa loro per sostituire i pantaloni strappati. “Non
ti preoccupare” disse Anna. “Hampi lo aggiusterà. Ma mostratemi questo
distintivo.” Era
una piastra di smalto con impressa una croce uncinata. “È
una svastica” spiegò Gunther. “Tutti i nazisti ne portano una”. “Cosa
ne farai?” Max e Gunther si consultarono con lo sguardo. “La
vuoi?” chiese Max. Gunther
scosse la testa. “No, mia madre mi ha vietato di immischiarmi in queste storie
di nazisti. Ha paura che finisca male e mi ritrovi con la testa spaccata in due
parti, come dice lei”. “È vero che non agiscono in modo leale” confermò
Max. “Si servono di bastoni pietre e cose così”. Osservò
l'insegna con una smorfia di disgusto. “Non la voglio neanche io”. “Allora
buttala nel gabinetto” disse Gunther. E
così fecero. La prima volta che azionarono lo sciacquone il distintivo non venne trascinato. Ma il secondo tentativo fu definitivo e il distintivo scomparve. (…) *traduzione dal volume pubblicato in Francia.
|