Misha Corre Jerry Spinelli (...) Mi fece conoscere gli altri. Erano in una stalla, insieme ai cavalli. Di solito i cavalli restavano in strada, ma adesso, a causa dei bombardamenti, per loro era più sicuro rimanere al chiuso. Ci sedemmo vicino a un cavallo grigio dall'aria triste. Quando questo fece la cacca, due ragazzi si alzarono e andarono nel box accanto, dove ce n'era un altro. Un momento dopo sentimmo uno scroscio sulla paglia, e i due tornarono. Uno disse: - preferisco la cacca. - Dove l'hai trovato? - chiese un ragazzo che fumava una sigaretta. - Dalle parti del fiume - rispose Uri. - Ha fregato una pagnotta a una riccona appena uscita dal fornaio. - E com'è che tu non l'hai fregata a lui? - chiese un altro, che fumava un sigaro lungo quanto la sua faccia. Uri mi fissò: - Non lo so. - E' un nanerottolo - disse qualcuno. - Ma guardatelo. - Tirati su - disse qualcun altro. Io lanciai un'occhiata a Uri. Lui sollevò un dito. Mi alzai. - Vai laggiù - disse qualcuno. Un piede mi centrò il didietro, spingendomi veros il cavallo. - Visto? - disse il fumatore di sigaro. - Neanche gli arriva al culo. Una voce dietro di me squittì: - Se resta lì, il cavallo gli fa un cappello nuovo! Risero tutti, anche Uri. Fuori dalla stalla continuava a tuonare. I ragazzi che non fumavano, mangiavano. In un angolo c'era una montagnola alta quanto me, fatta di pagnotte di ogni forma e di salsicce di ogni dimensione e colore, frutta e dolci. Ma solo metà della montagnola era roba da mangiare. Al suo interno vidi scintillare un po' di tutto: orologi, pettini, rossetti, occhiali. Da un angolo faceva capolino il piccolo muso appiattito di una volpe. - Come si chiama? - chiese qualcuno. Uri mi fece un cenno. - Dì come ti chiami. - Ladro - dissi io. - Ehi, sa parlare! - sghignazzò un altro. Risero, sputando fumo dalla bocca. Però un ragazzo non rideva. Aveva una sigaretta infilata dietro ciascun orecchio. - Secondo me è un idiota. Un altro ragazzo si alzò e mi venne vicino. Si chinò. Mi annusò. - Puzza -. Mi soffiò il fumo in faccia. - Guardate! - gridò qualcuno. - Puzza tanto che perfino il fumo diventa verde! Risero di nuovo. Lo sputafumo indietreggiò. - Allora, Ladro, sei un idiota puzzolente? Non sapevo che dire. - E' stupido - disse il ragazzo che non rideva. - Ci caccerà nei guai. - E' svelto - disse Uri. - Ed è piccolo. - E' un nanerottolo. - Essere un nanerottolo ha i suoi vantaggi - replicò Uri. Il ragazzo si chinò e mi guardò in faccia: - Sei un ebreo? - Non lo so. Mi tirò un calcio a un piede. - Come fai a non saperlo? O sei ebreo, o non lo sei. Scrollai le spalle. - Ve l'ho detto che è stupido - disse il ragazzo che non rideva. - E' piccolo - disse Uri. - Poco più di un bambino. - Quanti anni hai - chiese lo sputafumo. - Non lo so. Lo sputafuno allargò le braccia. - Ma non sai niente? - E' stupido. - Uno stupido ebreo. - Uno stupido ebreo puzzolente. - Un piccolo stupido ebreo puzzolente. Altre risate. Ogni volta che ridevano, si lanciavano pezzi di cibo l'un l'altro, e ne tiravano anche al cavallo. Lo sputafumo mi schiacciò il naso con la punta di un dito. - Sai fare questo? -. Si piegò all'indietro a guardare il soffitto, aspirando la sigaretta fino a strabuzzare gli occhi. Sorrideva. Ero sicuro che mi avrebbe sparato contro tutto quel fumo, soffocandomi. Invece no. Si voltò verso il cavallo. Gli sollevò la coda, e gli soffiò nel didietro un torrente di fumo argenteo. Il cavallo nitrì. Risero tutti. Anche il ragazzo che non rideva. Anch'io. I tuoni lontani somigliavano ai battiti del mio cuore dopo una corsa. - Dev'essere ebreo per forza - disse qualcuno. - Cos'è un ebero? - chiesi. - Rispondete al nanerottolo - disse qualcuno. - Spiegategli cos'è un ebreo. Il
ragazzo che non rideva tirò un calcio alla paglia, lanciandola verso un
ragazzo che non aveva aperto bocca. Aveva un braccio solo. - Quello è
un ebreo -. Si puntò il dito sul petto. - Io sono un ebreo -. Indicò
gli altri. - Lui è un ebreo. E lui. E lui -. Indicò il cavallo. - E
anche quello -. Si mise in ginocchio e frugò fra la paglia intorno alla
cacca di cavallo. Trovò qualcosa e lo sollevò. Era un piccolo insetto
marrone. - Questo è un ebreo. (...) |