Ultima fermata: Auschwitz Frediano Sessi (...) 1938
6 settembre - Ci accusano di essere comunisti, adesso! - ha
detto incredulo. - Come è accaduto qualche
anno fa agli ebrei di Germania, - gli ha risposto zio Samuele. (…) 21 novembre Sto frequentando una scuola tutta ebraica. La
classe in cui sono inserito non è una vera quinta: ci sono ragazzi di quarta,
di terza e di prima media. Svolgiamo un programma interessante, ma forse non
avremo diritto alla licenza di Stato. Quattro giorni fa, il 17 novembre, la
nostra condizione di esclusi dal popolo italiano è stata sancita
definitivamente. La legge ci confina in una condizione dichiarata di
inferiorità. Papà è stato cacciato dal Partito fascista e non può piu esercitare
la professione di avvocato. Lo zio Samuele è stato licenziato dal suo posto di
funzionario del Ministero della Guerra. Per guadagnare qualcosa, fa il
dattilografo in casa, copiando tesi, manoscritti e atti notarili. Papà, invece,
con grande vergogna, ma adattandosi alla situazione, è portiere in un palazzo,
dove abitano ricchi ebrei, esentati dai provvedimenti restrittivi del regime.
Qualcuno, passando, lo saluta con deferenza chiamandolo avvocato. Altri si
rivolgono a lui per qualche consulenza legale, che ripagano con buone mance. Io
vado a trovarlo spesso, tornando da scuola o andando alle mie lezioni di
pianoforte, e gli porto cesti sempre meno abbondanti di cibo. Rientra a casa
dopo le dieci di sera, e riparte la mattina prima delle sette. Mamma, dopo anni
di inattività, ha ripreso a fare la sarta. Aggiusta e rivolta abiti usati, integrando
cosi le nostre entrate. Sara sta finendo un corso di economia domestica presso
la scuola ebraica. Ha interrotto gli studi liceali e smesso di scrivere lettere
a Daniele. Ma è più serena, perché si è innamorata di un altro ragazzo, ebreo
come noi: Dario. In pratica non siamo piu
italiani e abbiamo Ho deciso, caro diario, che da oggi non
scriverò più una sola parola. Quando ti rileggo, mi accorgo della progressione
lenta e continua dei provvedimenti antiebraici in Italia. Se in un solo anno è
successo che abbiamo perduto ogni sicurezza, cosa ci accadrà domani? Una volta, caro diario, mi eri di conforto.
Adesso, accresci la mia tristezza, riapri la ferita, scavi, mi fai disperare. Mi
mancherai, ne sono certo. Saprò ritrovarti. Per ora, non una parola
di più, addio. (…)
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