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Lunario dei Giorni di Memoria


Ventiduesima settimana

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Ultima fermata: Auschwitz

Frediano Sessi

(...)

1938

6 settembre

 Come vedi, non scrivo più. Annoto per disperazione quanto accade fuori di me, e questo mi fa sentire sempre più solo. Adesso è il pianoforte il mio unico conforto. Quando suono, dimentico il mondo in cui vivo, le facce tristi che incontro in casa, la sofferenza di Sara. Ieri, i giornali hanno scritto che un nuovo decreto ingiunge agli ebrei di «uscire» dalla scuola italiana. Entrerà in vigore a partire dal 16 ottobre prossimo. Il decreto riguarda non solo gli studenti. Anche gli insegnanti di razza ebraica saranno sospesi. Adesso, siamo accusati di ordire complotti contro lo Stato fascista. Papà è disperato e ci ha letto la dichiarazione del Gran Consiglio del Fascismo sull'ebraismo: «Tutte le forze antifasciste fanno capo a elementi ebrei; l'ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona».

  - Ci accusano di essere comunisti, adesso! - ha detto incredulo.

- Come è accaduto qualche anno fa agli ebrei di Germania, - gli ha risposto zio Samuele. (…)

21  novembre

  Sto frequentando una scuola tutta ebraica. La classe in cui sono inserito non è una vera quinta: ci sono ragazzi di quarta, di terza e di prima media. Svolgiamo un programma interessante, ma forse non avremo diritto alla licenza di Stato. Quattro giorni fa, il 17 novembre, la nostra condizione di esclusi dal popolo italiano è stata sancita definitivamente. La legge ci confina in una condizione dichiarata di inferiorità. Papà è stato cacciato dal Partito fascista e non può piu esercitare la professione di avvocato. Lo zio Samuele è stato licenziato dal suo posto di funzionario del Ministero della Guerra. Per guadagnare qualcosa, fa il dattilografo in casa, copiando tesi, manoscritti e atti notarili. Papà, invece, con grande vergogna, ma adattandosi alla situazione, è portiere in un palazzo, dove abitano ricchi ebrei, esentati dai provvedimenti restrittivi del regime. Qualcuno, passando, lo saluta con deferenza chiamandolo avvocato. Altri si rivolgono a lui per qualche consulenza legale, che ripagano con buone mance. Io vado a trovarlo spesso, tornando da scuola o andando alle mie lezioni di pianoforte, e gli porto cesti sempre meno abbondanti di cibo. Rientra a casa dopo le dieci di sera, e riparte la mattina prima delle sette. Mamma, dopo anni di inattività, ha ripreso a fare la sarta. Aggiusta e rivolta abiti usati, integrando cosi le nostre entrate. Sara sta finendo un corso di economia domestica presso la scuola ebraica. Ha interrotto gli studi liceali e smesso di scrivere lettere a Daniele. Ma è più serena, perché si è innamorata di un altro ragazzo, ebreo come noi: Dario.

In pratica non siamo piu italiani e abbiamo perso tutti i diritti civili.

  Ho deciso, caro diario, che da oggi non scriverò più una sola parola. Quando ti rileggo, mi accorgo della progressione lenta e continua dei provvedimenti antiebraici in Italia. Se in un solo anno è successo che abbiamo perduto ogni sicurezza, cosa ci accadrà domani?

  Una volta, caro diario, mi eri di conforto. Adesso, accresci la mia tristezza, riapri la ferita, scavi, mi fai disperare. Mi mancherai, ne sono certo. Saprò ritrovarti.

Per ora, non una parola di più, addio.

 (…)




















rotusitala@gmail.com