Diario dal ghetto di Varsavia
Emanuel Ringelblum
(...)
Ma la pace, naturalmente, non venne mai. Già nel
gennaio del 1943, nel Ghetto di Varsavia c'era stato il primo tentativo,
fallito in partenza, d'insurrezione. Benché negli Appunti non vi sia cenno
dell'episdio (il movimento partigiano doveva conservare il più possibile la
propria clandestinità), Ringelblum fu uno dei capi di quella resistenza. Poi,
poco prima dell'insurrezione dell'aprile 1943, egli fu fatto uscire di
soppiatto dal Ghetto. La sua vita era troppo preziosa perché si potesse
lasciarla in pericolo. Purtroppo, però, di lì a meno di un anno, il 7 marzo
1944, Emanuel Ringelblum veniva giustiziato, in mezzo alle rovine di Varsavia,
insieme con la moglie e col figlio dodicenne, Uri. Intanto, gli
archivi degli O.S. e gli appunti suoi erano stati ben nascosti sotto le rovine
del Ghetto poco prima che divampassero i moti insurrezionali di Varsavia della
primavera del 1944. Furono sepolti in due gruppi, che sarebbero stati
rintracciati, il primo nel settembre 1946 e il secondo all'inizio del dicembre
1950. Gli appunti furono trovati in un recipiente per latte sigillato con
gomma. Gli archivi erano sopravissuti all'archivista, e con
essi anche i diretti Appunti dal Ghetto di Varsavia.
Dice Ringelblum:
Scrivevamo tutti... i giornalisti e gli scrittori,
naturalmente, ma anche gli insegnanti, le persone molto in vista, i giovani, e
persino i bimbi. La maggior parte di costoro teneva diari nei quali i tragici
avvenimenti di ogni giorno si riflettevano attraverso il prisma dell'esperienza
personale. Venne a crearsi in tal modo una mole enorme di
scritti; ma la maggioranza andò distrutta
con l'eccidio della comunità ebraica di Varsavia durante i giorni del
trasferimento. Tutto quel che ne rimase è il materiale che abbiamo conservato
nell'archivio del Ghetto... E poi, c'erano i miei appunti... Essi rivestono
particolare importanza per quel che riguarda il primo anno di
guerra, quando gli altri non si erano ancora messi a scrivere diari. I miei
resoconti settimanali e mensili non si limitano unicamente a riferire i dati di
fatto relativi agli avvenimenti di maggior rilievo di quel periodo, ma ne
offrono anche una valutazione. Poiché io partecipavo direttamente e attivamente
alla vita della comunità , queste mie valutazioni hanno importanza in quanto
espressione di ciò che i residui, i sopravvissuti della comunità ebraica
pensavano delle loro traversie quotidiane.
E in tal modo,
succintamente, Ringelblum
conferisce ai suoi appunti una fisionomia
precisa, collocandoli contro lo sfondo della generale mania diaristica,
assegnando loro il significato storico che meritano: quello di documento di
stato d'animo del tempo e non, per via
di illazione, della sua propria personalità. Sono, queste, due specificazioni quanto mai opportune,
che rendono riconoscimento alla esatta obiettività cui Ringelblum mirò
costantemente. Giacchè la prima cosa di cui bisogna rendersi conto, a proposito degli Appunti dal Ghetto di Varsavia, è che si tratta veramente di annotazioni
concepite come base per una successiva storia di quei tempi, e
nient'altro. Sì, essi sono disposti
in ordine cronologico
e furono scritti da una singola persona, ma non sono un
diario. I diari, infatti, di
solito si restringono all'esperienza vissuta di chi li compila, sono lo specchio dei sentimenti e del
pensiero dei loro autori, sono, per così dire,
uno sfogo personale, una confessione. Gli Appunti dal Ghetto di Varsavia non hanno niente di tutto questo.
Gran parte di ciò che Ringelblum registra è fatta di cose che egli udì o vide,
ma raramente egli ci parla dei sentimenti che tali cose suscitarono in lui.
Gran parte di tutto questo materiale gli venne da fonti esterne: profughi con i
quali aveva modo di parlare durante il suo lavoro quotidiano, sovrintendenti di
mense pubbliche, membri dei Comitati di Caseggiato, gente con la
quale si fermava a parlare per la strada, uomini del Consiglio Ebraico,
amici, naturalmente, e persino gli universalmente odiati agenti
della polizia ebraica. E più
tardi trascrisse frettolosamente informazioni attinte anche dagli archivi degli
O.S.: annotazioni su fatti avvenuti in provincia, sul costo della vita e sul
tasso di scambio della valuta (su questo argomento fu redatta una intera
monografia), e su episodi vissuti da singoli individui (come il racconto in
prima persona della donna che trascorse una notte infernale nella sala d'attesa
d'una stazione ferroviaria di provincia, e la sorprendente conclusione della
vicenda). La visuale
di questi appunti è amplissima.
In essi Ringelblum cerca di abbracciare tutta la vita del Ghetto e quanto più
gli è possibile di ciò che avviene nel resto della Polonia: l'insorgere, il
diffondersi e lo spegnersi del tifo;
i diversi metodi di accattonaggio;
l'atteggiamento dei soldati tedeschi ricoverati negli ospedali siti nel Ghetto;
il comportamento degli esattori delle tasse. Egli cerca, in altre parole, d'essere esauriente nella
stessa misura degli archivi degli O.S., che contenevano «una riproduzione
fotografica del medesimo avvenimento ... descritto da persone diverse, trovatesi
in punti d'osservazione diversi».
Mentre in un
diario protagonista è l'autore, in questi Appunti protagonista
il Ghetto, non Emanuel
Ringelblum.
(...)
Marzo 1940
Mio caro,
oggi, 6 marzo, ho sentito di questo
fatto: avevano portato il rabbino
Velevele a lavorare nelle autorimesse del Parco Dinance. Lì lo
picchiarono perché avendogli prima
ordinato di buttare
a terra la propria penna stilografica e avendogliela poi portata via,
alla fine gli avevano ordinato di cercarla. È rimasto a letto per parecchie
settimane. In piazza Tlomackie 2, tre padroni e signori hanno violentato alcune
donne: le grida echeggiavano in tutta la casa. La Gestapo è preoccupata per
l'abiezione razziale della cosa - ariani che si uniscono con non ariane - ma ha paura di denunciare il fatto. Quando
vedono l'insegna di Itzik e Knefel, Loro
borbottano «Truffa ebraica». Sono andati in ospedale per portare via i letti,
ma non hanno potuto per intervento del CEAD. - A Lodz bandite più di mille
persone e mandate a Piotrkow. - 900 polacchi e 600 ebrei. Ai polacchi offrono
lavoro e poi li portano là. Si dice che a Varsavia e a Cracovia ci sono
polacchi che si mettono il bracciale ebraico. Durante le retate per il lavoro
coatto, i polacchi dicevano che gli ebrei mandati nei campi di Polonia se la
cavano meglio dei cristiani mandati all'estero, nel Reich.
La tragedia
dei prigionieri di guerra di Wartegoj. Spedito via uno scaglione di oltre 600
uomini. A Lublino, il Consiglio Ebraico non ha potuto accoglierli: non aveva
abiti borghesi da dar loro. Sono stati fatti proseguire verso Parczew: chi
cercava di scappare durante il tragitto, preso a fucilate. Calzavano zoccoli di
legno che scivolano via dai piedi. Uccisi molti dei feriti. Più tardi, li hanno
rinchiusi in due fienili, e più di 200, riportati fuori a gruppi di venti, sono
stati uccisi. Di 627, sopravvissuti solo 387. Una ventina sono riusciti a
scappare. Tre uomini uccisi con una pallottola sola. A Parczew, molti volevano
togliersi la vita. Hanno pensato di ribellarsi durante la marcia, perché
c'erano solo 13 guardie, ma Quelli gli hanno detto che sarebbe stata una
catastrofe per tutti gli ebrei di Polonia. La guardia più crudele si divertiva
sadicamente a ucciderne mentre camminavano. Hanno promesso Loro del denaro e così
i restanti sono riusciti a salvarsi. Il capo ha detto che lo faceva [che li
uccideva] perché cercavano di fuggire. Quando gli aguzzini sono arrivati a Biala,
qualcuno ha domandato: «Dove sono gli altri?» e loro hanno finto di non
saperlo. Ho sentito che due soldati sono entrati in una casa e hanno portato
via della roba: uno ebreo, l'altro polacco.
Duecento
bambini morti nell'ospizio dei trovatelli di Varsavia. - Nel villaggio di
Nagoszow uccisi quattro contadini per essere andati nel bosco a far legna . -
Nel medesimo villaggio, applicata una multa di 500 zloty per non aver preparato
in orario un carro con i cavalli. - A Varsavia, tre portinai e un cristiano si
sono presentati in un'abitazione ebraica chiedendo alloggio agli inquilini, altrimenti li avrebbero denunciati a Quelli.
- Il Consiglio Ebraico esige una
«percentuale» di 60 zloty
sulla paga, per concedere un posto di spalatore
di neve per cinque o sei giorni. Dai fondi depositati nella banca di cui si
serviva Felix Friedman, Loro hanno prelevato 200.000. Il Consiglio Ebraico di
Varsavia ne ha ricevuti solo 400.
Dal fondo per l'emigrazione in Palestina appartenente
al Consiglio, i becchini hanno prelevato 110.000 dicendo che tanto il Consiglio
non sapeva che farsene. Impiegati del Consiglio sorpresi a spalare neve oltre a
fare il loro lavoro consueto. - Gli ebrei provenienti dall'estero non sono tenuti a portare il
bracciale. - Molti dollari in circolazione. Quella
che manca, è la valuta polacca per comprarli.
28. Fermati
molti polacchi: nelle case, per la strada, nei caffè. Tristi notizie da
Lodz. Rumkowski butta fuori di casa le famiglie povere per dare alloggio ai
ricchi. Ciò nonostante, intere famiglie rientrano da Varsavia a Lodz;
preferiscono morire a casa loro piuttosto che in un luogo estraneo. Si
trasferiscono ebrei da Lodz a Varsavia, e hanno il permesso di portare con sé
solo 10 marchi. - Ogni giorno arrivano a Varsavia migliaia di prigionieri di
guerra ebrei. (…)
(...)
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