Lo scialle
Cynthia Ozick
(...)
Rosa, fluttuando, sognava di dar via Magda un uno dei vilalggi. Poteva
lasciare la riga per un attimo e spingere Magda tra le braccia di una
qualche donna lungo la strada. Ma se usciva dalla riga, loro magari
sparavano. E anche se abbandonava la riga per mezzo secondo e buttava
il fagotto dello scialle a una estranea, la donna l'avrebbe preso?
Avrebbe potuta essere colta alla sprovvista, o aver paura; avrebbe
potuto lasciare andare lo scialle, e Magda sarebbe caduta fuori,
avrebbe battuto la testa e sarebbe morta. Quella testolina tonda. Una
bambina così buona, aveva smesso di strillare, e ora succhiava soltanto
per il gusto del capezzolo che si stava seccando. La presa esatta delle
piccole gengive. La puntina di un dente che sbucava dalla gengiva
inferiore - come scintillava! - il luccicare bianco di una minuscola
lapide al folletto. Senza protestare, Magda lasciò andare i capezzoli
di Rosa, prima il sinistro, poi il destro: entrambi erano spaccati,
nemmeno l'odore del latte. Estinta la crepa del dotto, un vulcano
spento, occhio cieco, buco gelido; così Magda prese l'angolo dello
scialle e si dette a poppare quello in sua vece. Continuò a succhiare,
inondando i fili di umidità. Il buon sapore dello scialle, latte di
lino.
Era uno scialle magico, poteva nutrire un lattante per tre giorni e tre
notti. Magda non moriva, restava viva, anche se molto quieta. Un odore
particolare, di cannella e di mandole, le saliva dalla bocca. Teneva
gli occhi sempre aperti, dimentica di come sbatterli o sonnechiare, e
Rosa e talvolta Stella ne studiavano l'azzurro. In marcia, sollevavno
il peso di una gamba dopo l'altra e studiavano il viso di Magda.
"Ariana", diceva Stella, con una voce diventata sottrile come un filo;
e Rosa pensava che Stella fissava Magda come una piccola cannibale. E
nel momento in cui Stella diceva "Ariana", per Rosa era come se in
realtà avesse detto "Divoriamola".
Magda però visse, finché non cominciò a camminare. Visse fino a quel
punto, ma non camminava molto bene, in parte perché aveva solo quindici
mesi, e in parte perché gli stecchini delle sue gambette non riuscivano
a sostenere la pancia grassa. Era grassa d'aria, piena e rotonda. Rosa
dava quasi tutto il suo cibo a Magda, Stella non le dava nulla; Stella
era affamata, anche lei una bambina che cresceva, ma non cresceva
molto. Stella non mestruava. Rosa non mestruava. Rosa era affamata, ma
anche non lo era; imparò da Magda a bere il gusto di un dito in bocca.
Erano in un luogosenza pietà, in Rosa tutta la pietà era annientta,
guardava le ossa di Stella senza pietà. Era sicura che Stella stesse
aspettando che Magda morisse per poterle affondare i denti nelle
coscine.
Rosa sapeva che Magda sarebbe morta molto presto; avrebbe dovuto essere
già morta, ma era stata sotterrata nel profondo dello scialle magico,
presa per l'ammasso tremante del petto di Rosa; Rosa si teneva lo
scialle stretto come se coprisse soltanto lei. Nessuna glielo toglieva.
Magda era muta. Non piangeva mai. (...)
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