"Avvertenza.
Coloro che cercheranno di trovare uno scopo in questa narrazione saranno
processati;
coloro che cercheranno di trovarvi una morale saranno banditi;
coloro che cercheranno di trovarvi una trama saranno fucilati."
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Ebbene, sì. Lo
confessiamo. Aprire questa introduzione con le stesse parole che Mark Twain
pose in epigrafe a quello che ci piace considerare il suo più appassionato
capolavoro (Le avventure di Huckleberry Finn) è prima di tutto un gesto di
legittima difesa.
Nei confronti di chi? Innanzitutto di tutti coloro i quali - e nell'ambiente
scolastico potremmo contarne a mucchi, a quintali, a mazzi e a bizzeffe -
avrebbero il piacere di porci, in merito a questo ipertesto di circa 900
pagine, le seguenti domande:
1) Perché l'avete
fatto?
2) Quale fine educativo volevate raggiungere?
3) Quali obiettivi didattici generali?
4) Quali obiettivi specifici?
5) Quale tipo di programmazione del lavoro avevate predisposto?
6) Quali verifiche in itinere avete strutturato ed eseguito?
7) Quali adeguamenti della programmazione?
8) Quali verifiche finali, di tipo individuale e collettivo?
E ancora:
9) Quanto peso ha avuto
questo impegno, nell'orario curricolare?
10) Quale, in orario extracurricolare?
11) Vi sono state in esso convergenze di tipo multidisciplinare?
12) Quali strumenti e sussidi didattici avete utilizzato?
13) Quali interventi di specialisti esterni?
E per finire, ne siamo
sicuri, non mancherebbe la fatidica domanda, quella da cento milioni di
dollari:
14) Intendevate, con
questo "progetto", promuovere "il piacere della lettura?"
Ahinoi, confessiamo
spudoratamente che a tutto ciò (ce ne perdonino i mucchi i quintali i mazzi e
le bizzeffe) abbiamo pensato assai poco. E che quando ci abbiamo pensato,
memori di un antico proverbio ebraico, abbiamo fatto di tutto per impedire,
peraltro senza troppa fatica e in massima allegria, che queste fastidiosissime
domande ci facessero il nido sulla testa. Anche perché, pur coscienti che il
Totem della Programmazione-Registrazione-Verifica ci avrebbe imposto
rigidamente questo e ben altro ancora - come tutti i Totem la cui essenza si
basa da una parte sull'imposizione fideistica e dall'altra sulla genuflessione
acritica,- eravamo impegnati a fare altro. Cioè, insieme alle nostre bambine e
ai nostri bambini, a leggere.
Non ce ne vogliano
quindi i cultori delle Regole, se almeno in apertura di queste pagine,
preferiamo evadere da tutto ciò che in altri ambiti della nostra professione
avrà invece per noi un carattere, se non burocratico, se non proprio
impositivo, almeno riflessivo.
Qui e ora insomma,
vorremmo arrogarci il diritto di difendere a spada tratta una verità tanto
piccola, quanto essenziale.
Che anche in questo anno scolastico che volge al termine, insieme ai nostri
alunni, abbiamo semplicemente letto dei libri. A mucchi, a mazzi, a quintali e
a bizzeffe. Senza mai stancarci e con l'identica passione con la quale il
Maestro supplente Teddy Tedd di Silvio D'Arzo, distribuiva ai suoi ragazzi romanzi
e avventure di ogni genere. E con la stessa ostinata refrattarietà nei
confronti di qualsiasi Tobia Corcoran, altro personaggio di carta di Silvio
D'Arzo, Direttore del Premiato Collegio Minerva, si ostini ancora a considerare
gli unici libri davvero meritevoli di attenzione e sui quali fondare un
corretto insegnamento "i tre libri di testo".
Detto questo, ciò da
cui invece non vorremmo evadere, è il raccontarvi - "raccontare", sì,
è verbo da Maestri - come è nata l'idea di questo viaggio nella narrativa di
ogni Tempo e di ogni Paese. Galeotto, in questa avventura iniziata già lo
scorso anno con la costruzione dell'ipertesto "C'è posto nell'Arca",
è stato sicuramente l'incontro tra la passione per la lettura - e per passione
si legga se si vuole anche "profonda convinzione" dell'inestimabile
valore aggiunto della lettura nella crescita individuale di ciascun essere
umano - e l'informatica. Con l'acquisizione sia di nuovi strumenti puramente
tecnici, sia della consapevolezza che questi strumenti possono offrire, tra le
altre cose, anche la possibilità di agire e interagire con le pagine scritte
secondo criteri e finalità creative e ricreative, e nello specifico ludiche,
immaginate e date, cioè possono offrire anche la possibilità di scegliere dei
percorsi di "navigazione" e di lettura liberamente decisi in base
all'interesse, al piacere e al divertimento.
In questo modo è nato
il primo ipertesto già citato - 700 pagine dedicate alla presenza degli animali
nella favolistica di ogni tempo e nella narrativa per ragazzi -; in questo modo
è nato l'ipertesto Maestri, che altro non è se non un viaggio (certo non
esaustivo e probabilmente appena abbozzato) alla ricerca, nella letteratura per
ragazzi ma anche in quella "per adulti", delle figure emblematiche
dei Maestri e delle Maestre "di scuola".
Se ciò, concretamente, ci ha permesso di dare un'altra spallata a quello che
ormai consideriamo un luogo comune, quello della cosiddetta "promozione
della lettura" - basta promuovere: cominciamo a leggere, ogni giorno per tutti
i nostri giorni di scuola -, sincerità ci impone di affermare senza mezzi
termini che nessuno di noi sapeva verso quali sponde questo viaggio ci avrebbe
condotti, né quali e quanti "personaggi" avremo conosciuto in lidi
lontani. In altre parole, ciò che ci siamo detti, noi e i nostri alunni, è
stato, ancora una volta, "proviamo a cercare": leggiamo, mettiamo da
parte le pagine che ci interessano, e vediamo cosa ne viene fuori.
Ciò che è venuto fuori,
da tanti libri "attraversati", sono questi 150 brani: appartengono in
parte alla narrativa "per ragazzi" (brani scovati e scelti dagli
alunni) e in parte alla narrativa "per adulti" (brani questi che
invece sono stati scovati dagli insegnanti, e anche da alcuni genitori
contagiati dal nostro "infantile" entusiasmo). Brani tratti dalla
letteratura contemporanea, ma anche da quella del Settecento e dell'Ottocento
e, ancora, da quella più antica: non sia considerato un vezzo l'arruolamento di
Platone, con la sua Apologia di Socrate, o quello dei Mimiambi di Eroda, pagine
che ci insegnano più di altre quanto il ruolo di "maestro" sia stato
soggetto più di altri e per certi versi a una essenziale immodificabilità nella
storia dell'uomo.
Ogni brano scelto è stato in un primo momento messo da parte, poi digitato al
computer dagli alunni, successivamente letto dagli insegnanti ad alta voce,
discusso, arricchito dai disegni dei bambini (aiutati in qualche caso dagli
insegnanti e dai genitori), e inserito nell'ampia mappa dell'ipertesto.
Nessun'altra prestazione di tipo didattico è stata chiesta agli alunni: nessun
riassunto, nessuna individuazione dei personaggi, nessuna riflessione scritta,
nessuna analisi di tipo analitico, strutturale e formale. Inaspettata, e
piacevolissima, è stata poi la scoperta della reazione positiva dei bambini a
ciascuna lettura dei brani di letteratura cosiddetta "adulta" (fatto
sul quale ci sarebbe molto da riflettere). Nel contempo, ci piace
sottolinearlo, abbiamo fatto sì che la pratica delle letture in classe svolte
dagli insegnanti, corresse normalmente per i suoi binari.
Con la consueta scelta
di testi che non necessariamente avevano a che fare con l'argomento
"maestri", e con l'assoluta libertà di accettare o non accettare un
testo, con il ripudio a metà strada di diversi romanzi noiosissimi, con tutti
gli entusiasmi relativi alla scoperta di un "bel libro".
Se volessimo insomma riassumere qui ciò che i nostri alunni hanno fatto,
potremmo ancora dire che hanno letto, hanno letto molto, e molto hanno
"trafficato" con i libri, e che nello specifico sono venuti a
conoscenza di quella molteplicità di figure di "Maestri", delle loro
esperienze, dei loro caratteri, delle loro vicissitudini e delle realtà in cui
hanno operato, che tutti ritroveranno in queste pagine. A noi insegnanti, non è
restato che accompagnare i loro entusiasmi, a volte la loro stanchezza, altre
volte la loro incredulità, la loro rabbia per i tanti "cattivi
maestri" incontrati lungo il viaggio. Non è rimasto che acconsentire alla
loro volontà di inserire anche personaggi che in qualche modo potevano
disturbare la correttezza filologica del viaggio (non solo "Maestri"
ma anche "Professori" e "Direttori").
Ma soprattutto, a noi insegnanti, è rimasto il gioire ogni qualvolta uno di
essi ci annunciava di aver "trovato" un altro libro che come uno
scrigno racchiudeva la presenza dell'ennesimo "Maestro", un libro
magari scovato nella biblioteca comunale, o magari suggerito da una nonna o un
nonno lasciatisi andare a reminiscenze di antiche letture giovanili.
C'è però ancora un altro
aspetto di questo lungo viaggio, di cui ancora vorremmo raccontarvi. Ed è
quello che più specificamente riguarda noi insegnanti, Teresa Paribello, Maria
Serri, Fabio Corona e Alberto Melis. Noi, cioè, che in questo viaggio ci siamo,
volenti o nolenti, rispecchiati.
Forse potremo riassumere tutte le nostre sensazioni suggerendovi semplicemente
di osservare con attenzione le fotografie d'epoca inserite nell'ipertesto. A
noi, la Maestra italiana dell'Ottocento, il Maestro dell'Alabama suo coetaneo,
la prima Maestra di colore americana, il severo insegnante dell'Inghilterra
vittoriana e persino la Maestrina del West (con tanto di cow boy in posa sul
cavallo), insieme alle loro controfigure raccontate in letteratura, sono
sembrati propriamente, forse per un inspiegabile pulsione di fortissima
empatia, né più né meno che nostri antenati.
In realtà poi, l'avvicinarsi ai loro modi di fare e di essere, alle forme
letterarie con le quali sono stati descritti, ai loro caratteri e alle loro
movenze (spesso emblematiche di un'intera epoca), ci ha ovviamente portato a
riflettere su più piani. Prima di tutto, anche premesso che non erano questi i
nostri intenti, sulla difficoltà di ricostruire, attraverso gli spunti
letterari, un quadro unitario dell'esperienza storica e sociale dei
"Maestri". Troppo differenti essendo le esperienze raccontate, gli
sfondi sociali e politici descritti e del tutto inesplorato, almeno per ora, il
rapporto stesso che è intercorso tra la letteratura e questa specifica
"realtà".
D'altra parte, seppure ci siamo posti di fronte a queste "scoperte"
con l'animo puro del lettore, o per meglio dire, citando Cesare Musatti,
"del personaggio che non parla", ma che pure ha un suo ruolo nella
storia narrata, non stentiamo affatto a fare un'altra confessione: quella della
nostra assoluta, convinta e faziosissima parzialità. In altre parole, (chi
leggerà questo ipertesto non potrà non accorgersi della nettezza delle
"categorie" utilizzate per accorpare i brani) rivendichiamo il
diritto di gridare a gran voce, proprio come i nostri bambini, quali Maestri ci
sono piaciuti e quali no, quali riteniamo i nostri veri antenati e quali no.
Per una di quelle strane coincidenze che a volte cadono come ciliegie sulle
torte di compleanno, il primo numero monografico della nuova rivista di
letteratura per l'infanzia Hamelin uscito in questi giorni (in redazione, tra
gli altri, Antonio Faeti), affronta proprio il tema "maestri". E
Teresa Buongiorno, in un suo lungo articolo, dice che "Ci eravamo illusi,
nella nostra giovinezza, quando uscì 'C'è speranza se questo accade al Vho', la
testimonianza del maestro Mario Lodi." E di seguito il ricordo di Don
Milani di L'obbedienza non è più una virtù, di Albino Bernardini di Un anno a
Pietralata, di Gianni Rodari e di altri Maestri che la scuola hanno davvero
provato a cambiarla. Certo la scuola non è poi cambiata, non almeno quanto si
sperava (da qui l'illusione di cui parla la Buongiorno), ma di Maestri come
vorremmo essere, come ce ne sono stati e come la narrativa li ha riportati sulla
carta, ne abbiamo individuati altri.
Come sono fatti, questi Maestri? Per usare le parole dell'editoriale di
Hamelin, sono innanzitutto quelli, di fronte al bambino, coscienti del proprio
compito: "che è quello di trasformarti sempre più in te stesso, iniziarti
al tuo io possibile, al tuo io futuro, consapevole e Altro da quello che ancora
non si è preso in mano, da quello che non è cresciuto, che non è mai
cambiato". Un maestro dunque, che "è sempre una figura
rivoluzionaria, è sempre il compagno di un'Avventura: è contro lo status quo, è
per lo sradicamento, è per l'azzardo, è per l'andata, prima che ci sia un
ritorno, perché possa darsi un autentico ritorno, qualcosa di diverso dal non
essersi spostati mai da qui". Un Maestro, in definitiva e in senso lato,
che sia anche un po' "sciamano, l'ultima figura che, a contatto con i
meccanismi prodigiosi della trasformazione, può appunto cambiare gli individui,
sviluppandone doti, potenziandone talenti, introducendoli al sapere, o meglio
alla voglia irriducibile di sapere, risvegliata la quale niente di ciò che è
superficiale o di comodo, nel generale modo di fare e di pensare, potrà più
convincere, potrà più tenere".
E quindi, con molta umiltà, che vorremmo citare alcuni di questi Maestri in cui
ci piace riconoscerci. A partire dai già nominati Lodi, Bernardini e Don
Milani, persone in carne ed ossa, al Teddy Tedd di Silvio D'Arzo, al maestro
"senza fiato e in emergenza" di Marco Rossi Doria, al giovane Maestro
marocchino di Tahar Ben Jalloun, alla Maestrina di Ada Negri, al Maestro
cantastorie di Giuseppe Pontremoli e alla professoressa Hufnagel di Christine
Nostlinger. E ancora: ai Maestri sin qui troppo bistrattati di Edmondo De
Amicis (e in particolare a quello de Il romanzo di un maestro), alla maestra nera
Harris di Catherine Paterson, al professor Feronti di Corrado Alvaro .....
Non tutti perfetti in modo perfetto, né eroi, né santi, ma tutti con la voglia
di continuare a credere nel proprio ruolo.
D'altra parte e di conseguenza, non abbiamo problemi ad affermare che
volentieri cancelleremo dalla Storia - non dalla letteratura, che è altra cosa
e che svolge anche il ruolo di stigmatizzarne i mali, ferocemente quando è il
caso - tutti quei Maestri che non ci piacciono. I Mostri (Dickens docet), i
Maestri Terribili e altri che ritroverete in queste pagine.
Per concludere, non possiamo non ricordare la presenza, in questo ipertesto, di
numerose altre figure. Alcune colte solo di sfuggita, altre messe allegramente
in rima, molte sconfitte dalla vita e dalla fatica di esistere: a tutte,
indistintamente, un grazie, se non altro per il piacere di averle potute
ritrovare sui libri.
Teresa Paribello, Maria
Serri, Fabio Corona e Alberto Melis.
(Maestre e Maestri)