Il
maestro di Vigevano
Lucio Mastronardi
(...) Bussarono alla porta. Era il direttore.
- Che state facendo?- domandò agli scolari.
- Numerando per decimi da uno a mille! - rispose il solito primo della classe.
- Ho il figlio malato, potrei andare a casa mezz'ora?- domandai.
Il direttore mi guardò scuotendo la testa.
- Le voglio raccontare un aneddoto, signor maestro Mombelli. Quando noi eravamo
ancora maestro, capitò che mio padre stava morendo. Noi andammo a scuola e ci
dimenticammo che nostro padre stava morendo. Questo perché? Perché, signor
maestro, le preoccupazioni personali non si devono portare nell'aula
scolastica. Ma pensi, signor maestro Mombelli, ai missionari, pensi che la
nostra è una missione. Mi faccia vedere il registro, signor maestro!
Sfogliò il registro e si portò le mani ai capelli.
- Signor maestro, stia attento alle anellate! La elle deve toccare la riga
superiore; la effe deve toccare quella superiore e quella inferiore; la di
invece è l'unica anellata che non deve toccare la riga superiore ma deve
fermarsi poco sotto, alla stessa altezza della ti... Ah! Non c'è un'anellata
che sia ben anellata, signor maestro! Vede qui: la bi è più alta della elle; la
gi è più bassa della effe. Ma, signor maestro, il registro è un documento
ufficiale!
(....) - Ci duole, signor maestro, farle osservazioni. Oh! di che buon grado
noi le diremmo: bravo! bravo! ma... Vede, signor maestro Mombelli, non ci
consideri quello che noi siamo. Lei in noi non deve vedere il superiore, ma il
collaboratore. Noi siamo i collaboratori dei maestri! Se ha qualche dubbio
pedagogico, se ha qualche scolaro difficile ce lo dica: ci chieda un consiglio,
una spiegazione. Pensi, signor maestro, che noi facemmo il concorso direttivo a
venticinque anni. Allo scritto eravamo in trentamila. Fummo ammessi agli orali
in trecento. Vincemmo in tre. Noi fummo terzi: ma dietro a due reduci di guerra
con medaglia doro. Ed ella sa che una medaglia doro conta cinquanta punti....
(......) - Che lezione ha preparato per stamattina, signor maestro Mombelli?
- Una lezione su... Cristoforo Colombo! - dissi.
Feci aprire il libro agli scolari e cominciai a spiegare.
- Ma questa è una lezione libresca. Via il libresco - gridò il direttore. -
Scuola attiva! Scuola viva! Drammatizziamo, signor maestro, drammatizziamo!
Scolari, in piedi...Voi siete la ciurma! Tu sarai Cristoforo Colombo - disse a
un ragazzino: - il vostro signor maestro sarà il marinaio che guarda se si vede
la terra... Signor maestro, vada alla finestra... Non ha un cannocchiale?
- Veramente no! - Non importa! L'ontogenesi ripete la filogenesi. Il fanciullo
ha tanta fantasia da sostituire col pensiero l'idea degli occhiali con quella
del cannocchiale.
- Cosicché il cannocchiale sarebbero i miei occhiali?
- Esattamente!
Dopo un momento tutta la scuola inveiva contro il ragazzino che faceva
Cristoforo Colombo.
- Siamo stanchi di viaggiare - urlava uno.
- Vogliamo tornare a casa! - urlava un altro.
- Calma ciurma! Calma ciurma! - urlava Colombo.
- Ho lasciato mia moglie, i miei figli. Dove sono i miei figli?
- Calma ciurma calma!
- Non andiamo più in America da questa parte!
- Nelle Indie, - urlò il direttore.
- Calma, ciurma, calma!
- Abbiamo sete!
- Abbiamo fame!
- Alle catene alle catene alle catene alle catene Colombo alle catene!
- Calma ciurma calma!
- Da tre anni ci dici: calma ciurma!
- Quattro mesi - corresse il direttore.
- Da quattro mesi che ci dici, calma ciurma!
Il direttore si affaccendava dall'uno all'altro scolaro a dire di gridare i
nomi delle navi.
- Noi della Pinta siamo stanchi!
- Noi della Santa Maria siamo esausti!
- Noi della Nina non ne possiamo più!
- Calma ciurma calma!
- A morte Colombo a morte Colombo a morte Colombo a morte a morte.
- Calma ciurma calma!
Il direttore si avvicinò a un ragazzino: - Parla a Colombo della tua città!
- Sono di Torino, città che si trova nel cuore del Piemonte e che conta seicentomila
abitanti; dove ci scorre il fiume Po' che nasce dal Monviso, ha affluenti a
sinistra, e a destra, e si getta nel mar Adriatico con un largo delta....
- Calma ciurma calma!
Il direttore mi fece segno di gridare.
- Terra! Terra! - gridai.
- Davvero? - gridò Colombo.
- Terra! Terra! - ripetei.
- Terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra.
- Evviva Colombo! - urlò il direttore.
- Evviva Colombo! - urlò la ciurma.
- Ora, - disse il direttore - per riposarci da questo che in pedagogia si
chiama collettivismo individualizzato (apparentemente sono due termini che
stridono come un do suonato a un si): collettivismo individualizzato, dicevamo,
ora un po' di divertimento. Bambini! Vero che a voi piace la pasta Barilla?
I bambini si guardarono.
- Eh! Con pasta Barilla è sempre domenica e alla domenica la scuola è chiusa.
(...)
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