David Copperfield
Charles Dickens
(...) La scuola cominciò sul serio il giorno dopo.
Ricordo l'impressione profonda che ebbi quando il frastuono delle voci
nell'aula si trasformò in un silenzio di tomba; subito dopo la prima colazione
il signor Creakle entrò e rimase sulla soglia a guardarsi intorno come il
gigante della favola che osserva i suoi prigionieri.
Al fianco del signor Creakle vi era Tungay, il
quale non mi parve avesse motivo di urlare così ferocemente: - Silenzio! -
visto che tutti stavano perfettamente zitti e immobili.
Si vide parlare il signor Creakle e si udì la voce
di Tungay.
- Adesso, ragazzi, comincia il nuovo semestre.
State bene attenti a quello che farete in questo semestre. Vi consiglio di
prepararvi alle lezioni perché non vi prepari io il castigo. Io sono pronto.E
non vi servirà a nulla grattarvi perché non riuscirete a grattar via i segni
che vi lascerò. E adesso al lavoro, dal primo all'ultimo!
Al termine di questo pauroso esordio, e quando
Tungay se ne fu andato fuori zoppicando, il signor Creakle si avvicinò al mio
posto e mi disse che se io ero famoso per mordere, lui pure era famoso per
mordere. Poi mi mostrò la bacchetta e mi chiese come mi sembrava per servire da
dente. Era un dente aguzzo, eh? Era un dente grosso, eh? Era un dente lungo,
eh? Mordeva, eh? Mordeva? E a ogni domanda mi sferrava un colpo tale da farmi
sussultare per il dolore. E così (come disse Steerforth) mi trovai a far parte
di Salem House di pieno diritto e anche in lagrime.
Non voglio dire con questo che ricevessi io solo
quei particolari segni di distinzione. Al contrario, la grande maggioranza dei
ragazzi (specialmente fra i più piccoli) ricevette lo stesso genere di
attenzioni mentre il signor Creakle faceva il giro dell'aula.
Prima ancora che incominciassero le lezioni, la
metà degli studenti si contorceva e piangeva, e quanti dovettero piangere e
contorcersi prima della fine di quella giornata preferisco non cercare di
ricordare perché non mi si dica che esagero.
Direi che non può essere esistito un uomo che
godesse della sua professione più del signor Creakle. Tale era il piacere che
provava nell'aggredire i ragazzi che lo direi non dissimile dalla soddisfazione
di uno smodato appetito. Ritengo per certo che non riusciva a resistere alla
vista di un piccolo scolaro paffuto, e che un soggetto del genere aveva per lui
un tale fascino da non dargli pace fino che non lo avesse scelto e segnato per
la giornata. Io ero paffuto e posso parlarne con cognizione di causa.
Certo è che se oggi ripenso a quell'individuo il
sangue mi ribolle contro di lui con l'indignazione spersonalizzata che dovrei
provare anche se di lui fossi stato solo informato a fondo, ma senza mai
essergli stato soggetto, mentre l'indignazione è in me fortissima perché so
quale bruto ignorante egli fosse, indegno del grande posto di fiducia che
occupava, così come sarebbe stato indegno di essere grande ammiraglio
comandante in capo, funzioni nelle quali avrebbe tuttavia probabilmente
commesso danni infinitamente minori.
(...) Mi rivedo di nuovo seduto al tavolino,
intento ad osservare i suoi occhi, a spiarli umilmente, mentre traccia righe
nel quaderno di aritmetica di un'altra vittima le cui mani sono state appena
battute da quello stesso righello, e che cerca di cancellarne il bruciore con
il fazzoletto. Ho il mio bel daffare. Non osservo i suoi occhi per ozio, ma
perché ne sono morbosamente attirato con desiderio e timore di sapere che cosa
egli passerà a fare, e se toccherà a me soffrire, o a qualcun altro. Oltre a me
tutta una schiera di scolaretti prova il medesimo interesse per i suoi occhi e
li osserva. Credo che egli lo sappia, sebbene finga di non accorgersene. Mentre
traccia le righe del quaderno di aritmetica fa le più spaventose smorfie e di
colpo getta un'occhiata di traverso tra le nostre file e tutti abbassiamo gli
occhi sul libro e ci mettiamo a tremare. Un attimo dopo torniamo a guardarlo.
Un infelice viene scoperto colpevole di errori nel suo esercizio, e in seguito
a un ordine gli si avvicina. Il colpevole balbetta delle scuse, promette di
fare meglio l'indomani. Prima di staffilarlo il signor Creakle dice una
facezia, e noi ne ridiamo, piccoli e vili come siamo, noi ridiamo con le guance
pallide come la cera e il cuore nelle calcagna.
Mi rivedo seduto al tavolino in un sonnolento
pomeriggio d'estate. Mi sento circondato da un brusio e ronzio come se i
ragazzi fossero altrettanti mosconi. Mi pesa nello stomaco la sensazione del
grasso quasi freddo della carne (abbiamo pranzato da un'ora o due) e la testa
mi pesa come il piombo. Darei il mondo intero pur di dormire. Resto con gli
occhi fissi sul signor Creakle, li batto come un giovane gufo; quando per un
momento il sonno mi vince, egli seguita a incombere sul mio torpore mentre
squadra i quaderni di aritmetica, fino a quando mi arriva in silenzio alle
spalle e mi riporta a una più chiara percezione della sua presenza imprimendomi
una riga di fuoco sul dorso. Mi rivedo sul campo da gioco con gli occhi sempre
in cerca di lui anche se non lo vedo. La finestra poco lontana, dietro la quale
so che ora sta pranzando, fa le veci di lui, e fisso quella.
Se mostra là vicino il suo volto, il mio assume
un'espressione di sottomessa implorazione. Se guarda fuori attraverso il vetro,
anche il ragazzo più ardito (con l'eccezione di Steerforth) s'interrompe nel
mezzo di un urlo e di una chiamata e diventa assorto.
Un giorno Traddles (il ragazzo più sfortunato della
terra) infrange accidentalmente con una palla il vetro di quella finestra.
Rabbrividisco anche adesso per la terribile
impressione di aver visto quell'incidente, al pensiero che la palla sia
rimbalzata sulla sacra testa del signor Creakle.
Povero Traddles!
Strizzato in un abito color azzurro che gli
riduceva braccia e gambe come salsicce tedesche o come budini di pasta sfoglia
con dentro la marmellata, era il più allegro e il più infelice di tutti i
ragazzi. Veniva continuamente preso a vergate, mi pare che in quel semestre sia
stato picchiato ogni giorno eccetto un lunedì festivo, in cui ebbe solo colpi
di righello su entrambe le mani... (...)
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