Pippi Calzelunghe
Astrid Lindgren
(...) Pippi si buttò a sedere in un banco libero,
senza che alcuno glielo avesse assegnato; ma la maestra non sembrò notare la
sua maniera sgangherata d'agire.
Disse soltanto in tono estremamente amichevole: - Benvenuta a scuola, piccola
Pippi! Spero proprio che tu ti ci troverai bene e imparerai tante belle cose.
- Tutto questo è giusto, ma io spero invece di avere la vacanze natalizie che
mi spettano - disse Pippi - i diritti innanzi tutto!
- Se intanto vorrai essere così gentile da dirmi qual è il tuo vero nome, -
disse la maestra - io lo scriverò nel registro di classe.
- Mi chiamo Pippilotta Pesarella Tapparella Succiamenta, figlia del capitano
Efraim Calzelunghe, prima terrore dei mari, ora re dei negri. Pippi non è che
il mio diminutivo, perché papà trovava Pippilotta troppo lungo.
- Bene - disse la maestra - anche noi ti chiameremo semplicemente Pippi.
Cominciamo intanto a esaminarti per vedere che cosa sai: sei ormai una bimba
grande, e certo hai già una quantità di cognizioni. Iniziamo magari con
l'aritmetica: dunque, Pippi, sai dirmi quanto fa 7 più 5?
Pippi la guardò, un po' stupita e un po' corrucciata.
Poi disse: - Beh, senti, se non lo sai da te, non aspettarti che te lo venga a
raccontare io!
Gli altri bambini guardarono Pippi scandalizzati, e la maestra lo spiegò con
pazienza che quello non era il modo di rispondere, a scuola. Non si doveva dare
del <<tu>> alla maestra, ma bisognava chiamarla
<<signorina>>.
- Oh, ne sono proprio spiacente! - disse Pippi, tutta contrita. - Non lo sapevo,
e non farò mai più una cosa simile.
- Lo spero - disse la maestra - e voglio anche dirti che 7 più 5 fa 12.
- Vedi dunque che lo sapevi! - esclamò Pippi - Ma allora perché me l'hai
chiesto? Oh, che stupida: ti ho dato di nuovo del <<tu>>! Scusa,
eh! - disse - e si diede un vigorosa tirata d'orecchie. La maestra fece finta
di nulla, e proseguì:
- Allora, Pippi, quanto pensi che faccia 8 più 4?
- Così, ad occhio e croce, 67- rispose Pippi dopo matura riflessione.
- Ma no! - disse la maestra. - 8 più 4 fa 12.
- Ah, vecchia mia, ora stiamo proprio passando il segno! - s'indignò Pippi. Tu
stessa hai detto poco fa che è 7 più 5 che fa 12. Perfino a scuola ci vuole un
po' d'ordine! D'altra parte, se ti perdi in simili sciocchezze proprio come una
bambina, perché non ti metti buona in un angolo a contare per conto tuo, e ci
lasci in pace, così noi intanto possiamo giocare a nasconderci? Dio mio, ti ho
dato di nuovo del <<tu>>! - gridò spaventata. - Ti prego, perdonami,
se ti riesce, ancora per questa volta, e ti prometto di ricordarmene davvero,
d'ora in poi!
La maestra disse che doveva cercare proprio di farlo; ma non ritenne fosse il
caso di insistere ancora sulla aritmetica, con Pippi. Preferì interrogare gli
altri bambini.
- Tommy, guarda se ti riesce di risolvere questo problema - cominciò -
<<Se Lisa ha 7 mele e Axel ha 9 mele, quante ne hanno tra tutte e
due?>>
- Si, si, rispondi, Tommy - intervenne Pippi. - E poi rispondi a questo mio
problema: <<Se Lisa ha mal di pancia e Axel ha ancora più mal di pancia,
quale ne è la causa, e dove avevano rubato le mele?>>
La maestra fece finta di non aver sentito, e si rivolse ad Annika:
- Ora, Annika, porrò a te un altro problema: <<Gustavo ha preso parte,
con i suoi compagni, a una gita scolastica. All'andata aveva una corona, e al
ritorno 7 centesimi. Quanto aveva speso?>>
- Già - disse Pippi - e poi sono io che voglio sapere perché aveva le mani così
bucate, e se i soldi li aveva spesi per una gazzosa, e se si era lavato le
orecchie per bene, prima di uscire.
La maestra stabilì di lasciar perdere l'aritmetica.
Forse Pippi avrebbe preferito imparare a leggere, pensò.
Così estrasse una figura che rappresentava un istrice, dinanzi al cui naso era
tracciata la lettera <<i>>.
- Ecco qualcosa di divertente da imparare Pippi - disse in fretta. - Qui vedi
un iiiiiiistrice; e questa lettera al principio dell'iiiiiiistrice si chiama
<<i>>.
- Incredibile! - esclamò Pippi - A me sembra un'asta con una cacchina di mosca
sopra: e sarei curiosa di sapere che cosa centri un istrice con una cacchina di
mosca.
La maestra estrasse la prima illustrazione, che rappresentava un serpente e
spiegò a Pippi che la lettera iniziale si chiamava <<s>>.
- A proposito di serpenti - sbottò Pippi - mai riuscirò a dimenticarmi quella
volta che lottai con un serpente gigante dell'India. Era un serpente così
spaventoso, da non potersi immaginare, era lungo 14 metri e inferocito come
un'ape, e ogni giorno mangiava cinque portate a base di Indiani e due bambini
piccoli come dolce, e una volta si mise in testa di avere me come dolce, e
allora incominciò a strisciarmi intorno sibilando crasc ma <<siamo o non
siamo lupi di mare?>> mi dissi, e gli detti un colpo in testa - bum - e -
pfff - allora morì, ah ah, e questa sarebbe per voi la lettera <<s>>,
davvero mirabolante!
Qui Pippi fu costretta a riprender fiato, e la maestra, che incominciava a
giudicarla una bambina piuttosto rumorosa e noiosa, propose alla classe di
dedicarsi un po' al disegno. Pensava che così almeno Pippi si sarebbe messa a
sedere tranquillamente e si sarebbe applicata in silenzio al disegno. Tirò
fuori carta e matite e li distribuì agli scolari. - Disegnate quel che volete -
disse e si sedette in cattedra per correggere in pace i compiti.
Quando dopo un po' levò lo sguardo per vedere se, coi disegni, le cose
funzionassero meglio, si accorse che tutti i bambini si erano seduti intorno a
Pippi che, distesa sul pavimento, disegnava con molta foga,
- Ma Pippi! - gridò la maestra spazientita. - Perché non disegni sulla carta?
- Quella l'ho già utilizzata da molto tempo - rispose Pippi - ma il mio cavallo
tutto intero non ci sta su quel misero foglietto di carta. Proprio ora sto
facendogli le zampe anteriori, ma quando arriverò alla coda credo che sarò
costretta ad andare a disegnare in corridoio.
La maestra fece appello alle sue ultime risorse.
- E se invece ci mettessimo a cantare? - propose.
Immediatamente tutti i bambini si alzarono in piedi dietro ai loro banchi,
tutti meno Pippi che rimaneva sempre distesa sul pavimento.
- Cantate pure voi - disse - così posso riposarmi un po': l'eccessiva scienza
può spezzare la fibra più resistente.
Ma nella maestra ogni riserva di pazienza s'era esaurita. Invitò tutti gli
altri bambini ad andarsene a giocare in cortile, per poter parlare seriamente
con Pippi a quattrocchi.
Quando questa e la maestra furono rimaste sole, Pippi si alzò e andò difilata
alla cattedra. - Sai, ti voglio dire una cosa, signorina - disse - è stato
davvero divertente vedere come ve la passate qui. Ma direi che non mi interessa
molto continuare ad andare a scuola. Sarà quello che sarà, per le vacanze di
Natale. Ma qui avete veramente troppe mele, istrici e serpenti: ho una grande
confusione in testa. Spero proprio, signorina, che questo non ti faccia troppo
dispiacere. (...)