interfreccia47

Quarantasettesima settimana intermezzo

inter46

Piccole donne
Louise May Alcott

(...) E' necessario ora chiarire che il Professor Davis aveva impartito severissime disposizioni perché i lecca lecca dichiarati generi di contrabbando fossero banditi dalle aule scolastiche, e aveva anzi avvertito che le colpevoli di infrazione a quel bando sarebbero state, se scoperte, castigate pubblicamente e condannate a ricevere una bella razione di bacchettate. Mediante una campagna di guerra lunga e paziente era riuscito a far sparire i gommoni, aveva sequestrato in massa giornaletti e figurine; aveva abolito un ufficio postale clandestino; aveva proibito sberleffi, soprannomi, smorfie, caricature; aveva fatto tutto il possibile per tenere a freno cinquanta ragazze turbolente. I ragazzi, in scuola, sono un'ira di Dio, ma le ragazze sono ancora peggio, sono una vera calamità per il povero diavolo che abbia dei nervi sensibili e una carta tendenza, repressa, alla tirannia.
Il professor Davis era un cannone in fatto di latino, greco e filosofia, ed era quindi assai considerato come insegnante; però era assai meno esperto in fatto di rispetto delle belle maniere, di delicatezza di sentimento, di pazienza. Jenny Snow aveva capito, ad esempio, che quello era proprio il momento adatto per vendicarsi dell'aborrita Ami March, perché quel mattino il signor Davis aveva bevuto un caffè troppo ristretto; il vento che soffiava gagliardo da levante favoriva il manifestarsi di una intermittente nevralgia dentaria; le sue scolare non gli avevano fatto fare di fronte all'ispettore quella bella figura che i suoi sforzi d'insegnante avrebbero meritato, e perciò, per usare il linguaggio pittoresco, se non molto accademico e rispettoso, delle sue allieve, era accigliato come un vecchio gufo che non avesse digerito la colazione.
La parola lecca lecca fu come una miccia accesa gettata in un barile di polvere da sparo; la sua faccia, di solito di una tinta così verde che lo faceva rassomigliare a un ramarro, diventò subitamente scarlatta come la cresta di un gallo, e il suo pugno calò pesantemente sulla cattedra, con un tonfo tale che Jenny Snow se la batté in ritirata e ritornò al suo banco rapida come un fulmine. - Signorine, facciamo attenzione per un momento, prego!
A quell'ordine secco e deciso il cicaleccio cessò di colpo e gli occhi delle allieve, occhi castani, azzurri, verdastri, grigi, si fissarono attenti sulla faccia dura e accigliata dell'insegnante.
- Signorina March, alla cattedra.
Amy si mosse prontamente, composta in apparenza, ma nell'intimo oppressa da una tremenda paura per via della merce di contrabbando introdotta in classe che le pesava sulla coscienza. Ma non aveva ancora superato la fila dei banchi che la voce dell'insegnante la fermò con un ordine inatteso: - Mi porti i lecca lecca che ha sotto il banco.
Una compagna, cui non mancava certo la presenza di spirito, si sporse verso di lei. - Ehi, non glieli porterai mica tutti, eh?
Lesta, Amy ne lasciò cadere una mezza dozzina dal cartoccio e andò a collocare il resto sulla cattedra. Aveva l'impressione che qualunque essere umano, professor Davis compreso, avrebbe dovuto senz'altro placarsi alla vista di tanto bendidio. Ma sfortunatamente l'insegnante detestava quell'aroma dolciastro e alla sua collera si aggiunse il disgusto. - Sono tutti?
- Bè... proprio tutti no - rispose Amy che non sapeva dir bugie.
- Allora vada a prendere gli altri e li porti qui. Subito!
Con un'occhiata di impotente disperazione alle compagne, la ragazzina obbedì.
- Sicura di non averne altri? - inquisì l'insegnante. - Non è una bugia?
- Non dico mai bugie, professore.
- Va bene. Adesso prenda questi rivoltanti dolciumi a due a due e li butti dalla finestra.
Svanita ormai ogni speranza, cinquanta sospironi si levarono dalla scolaresca.
Rossa per la vergogna e la rabbia per ben dodici volte Amy percorse la via del supplizio dalla cattedra alla finestra e ogni volta una coppia di splendidi lecca-lecca cadeva dalle sue mani nella strada, salutato dal grido di esultanza dei monelli irlandesi, quei ragazzetti sguaiati e molesti con cui le ragazze erano sempre sotto a litigare per via dei loro dispetti. Il che, naturalmente inaspriva il tormento. Era davvero troppo! Le allieve fissavano il professore con occhi quali indignati, quali supplichevoli, e una più sensibile delle altre al fascino dei lecca-lecca si mise addirittura a piangere.
Quando Amy, compiuto l'ultimo sacrificio, ritornò alla cattedra e rimase lì impalata a testa bassa, l'insegnante ebbe una sorta di grugnito gravido di minacce e disse scandendo bene le parole: - Immagino ricorderanno ciò che dissi una settimana fa. Sono spiacente di quanto è accaduto ma non posso permettere che i miei ordini vengano presi sottogamba e procederò senz'altro a dare una punizione esemplare a chi ha contravvenuto alle mie tassative disposizioni. Amy March, tenda la mano.
La ragazzina fremette e istintivamente si portò le mani dietro la schiena rivolgendo all'insegnante uno sguardo supplichevole, più commovente di qualsiasi parola. Era una delle predilette del Vecchiaccio - come lo chiamavano le ragazze - che probabilmente, davanti a tanta contrizione, avrebbe lasciato cadere la cosa, se proprio in quella una delle ragazze, non potendo più contenere l'indignazione, non fosse uscita in un lieve fischio di protesta.
Per quanto appena percettibile, quel sibilo sommesso rinfocolò l'irritazione dell'insegnante e la sorte della povera Amy fu irrevocabilmente segnata
- Tenda la mano, signorina March.
Troppo fiera per ricorrere alle lacrime e alle preghiere, la ragazzina strinse i denti, rialzò la fronte in atto di sfida e protesse la destra a palmo in su, ricevendo senza batter ciglio una buona serie di bacchettate. (...)










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