Occhio al professore
Christine Nostlinger
(...) Ora la finisco con questa introduzione e
incomincio da dove diventa importante. A casa abbiamo una situazione non
comune. Perciò la mamma ha affittato una stanza al dottor Vranek. Il dottor
Vranek abita da noi fin da quando ho il ben dell'intelletto. Prima era professore
di matematica al liceo.
Sebbene il Vranek sia molto matematico, con l'insegnamento non gli è andata
bene. E la cosa non mi stupisce! Perché è piccolo, calvo e per niente
divertente. E poi sa parlare solo a bassa voce, e nello stesso tempo mentre
parla fa dei sibili (Hansi Krenn dice che questo dipende dalla dentiera, che ce
l'ha anche suo nonno. Mia mamma dice che non dipende dalla dentiera, perché il
Vranek faceva questi sibili anche quando aveva i denti veri).
In ogni caso, a scuola i ragazzi lo prendevano continuamente in giro, e lui con
la sua vocina sibilante non poteva nemmeno farsi sentire. Una volta i ragazzi
lo hanno fatto particolarmente arrabbiare - qualcosa che aveva a che vedere con
una sveglia che suonava, che si passavano da una fila all'altra dei banchi, il
Vranek allora si è messo a saltellargli dietro, ma la sveglia non gliel'hanno
data, e subito accanto c'era la presidenza, sicché il Vranek aveva paura non
solo degli studenti, ma anche del direttore, perché la soneria la sentiva sicuramente
anche lui. Ma così bene non la so neanch'io. Alla mamma non piace raccontarmi
certe cose. Ha paura che poi io le rifaccia a scuola. Insomma il Vranek si è
beccato un esaurimento nervoso. Prima lo hanno portato all'ospedale e poi a
casa da noi.
E' rimasto sei mesi a letto a lamentarsi, poi è guarito, ma qualcosa gli è
rimasto: ogni volta che vede un bambino comincia a tremare come un martello
pneumatico. Gocce e polverine non sono valse a niente. E' dovuto andare in
pensione prima del previsto perché a scuola per il tremito convulso non
riusciva a tenere il gesso in mano. E a casa io mi sono sempre dovuta
nascondere dal Vranek, per non fargli venire un attacco. Non che me ne
importasse niente, sono una bambina che comunque a casa ci sta poco.
La mamma, che ha una grande simpatia per il Vranek, ha provato spesso a farlo
smettere di tremare, ma il Vranek allora le diceva: "Signora Binder, verrà
il giorno in cui non dovrò più tremare! Ma finché i bambini sono così bisogna
tremare per forza"!
Il finché e il così li rimarcava per di più in modo particolare. Abbastanza
strano. E già allora mi sono detta: - Occhi aperti e all'erta!
(...) Poi il mio sospetto si è ingigantito! Infatti il Vranek ha preso in
prestito da mio papà la macchina da scrivere. Ha detto che doveva scrivere una
lettera al Ministero della Pubblica Istruzione, perché aveva appena terminato
un'invenzione, e che questa era un'invenzione che avrebbe cambiato la vita di
tutti noi! La mamma gli ha fatto le congratulazioni e gli ha chiesto se aveva inventato
una calcolatrice per ragazzi oppure una lavagna di tipo speciale.
Il Vranek ha detto: - No, no, cara signora Binder, è molto, ma molto più
sensazionale! - Però, quel che fosse, non l'ha detto, ma ha soltanto mormorato
ancora: - E poi vedrà che anche lei, carissima signora Binder, non avrà più
preoccupazioni!
Questo mi ha confermato nell'opinione che volesse macchinare qualcosa contro i
bambini. Perché infatti mia mamma si lagna sempre che io sono la sua unica
preoccupazione.
Ne so finalmente di più!
Era il 10 Ottobre. Il Vranek è andato a pranzare al ristorante della posta. La
mamma puliva le finestre nel soggiorno. Io avrei dovuto scrivere un tema. Si
intitolava "Un fatto divertente". Siccome non mi veniva in mente
nessun fatto divertente che alla mia professoressa potesse sembrare altrettanto
divertente, sono andata a vedere nella stanza del Vranek. A parte i parecchi
mucchi di carta pieni di calcoli, questa volta ho scoperto un foglio di carta
nella macchina da scrivere.
Sopra c'era scritto:
Friedemann Vranek
Dottore in matematica
Habergasse 14 (presso Binder)
1170 Vienna
E sotto c'era scritto:
AL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Al signor Ministro della Pubblica Istruzione, personale e segreto!
Di più sul foglio non c'era. Però vicino alla macchina da scrivere erano
appoggiati diversi fogli scritti a mano. Su quello in cima, alla prima riga,
cera scritto in lettere a stampatello:
PROGRAMMATORE AUTOMATICO
DELLO SCOLARO
ESATTA DESCRIZIONE PER IL PROFANO
Ci ho messo un quarto d'ora per capire il primo
paragrafo. Non soltanto per via della scrittura-da-tappeto-persiano, ma anche
per il contenuto.
Il contenuto diceva:
Il Programmatore Automatico dello Scolaro da me inventato (da qui in avanti
menzionato solo brevemente PAS), è un apparato completamente nuovo, mai
esistito prima d'ora, che può trasformarsi in un sussidio didattico ideale per
tutti gli insegnanti.
Il PAS è in grado di trasformare completamente i tempi futuri. Tramite esso, la
nostra gioventù abbruttita, disumana, sprovvista di tutti i valori, può venire
programmata nel modo desiderato anche da insegnanti poco abili e non molto
benvoluti.
Proprio in tempi di grande carenza d'insegnanti, il PAS mi pare un'istituzione
incredibilmente necessaria!
Sono rimasta di sasso. Ho riletto più volte il primo
paragrafo da cima a fondo, e non mi sono accorta di come il tempo passasse. La
finestra era aperta per un largo spiraglio. All'improvviso sento dallo
spiraglio che mia mamma, che sta pulendo la finestra, grida giù in strada: -
Allora, già di ritorno dal pranzo, caro dottore?
Il Vranek sale le scale lentamente, ma purtroppo abitiamo soltanto al primo
piano. Io mi sono infilata sotto il golf i fogli scritti a mano, poi ho
spalancato la finestra e sono uscita dalla stanza. Avevo appena chiuso la porta
del Vranek, che il Vranek ha aperto la porta di casa. Mi sono messa al riparo
dietro l'attaccapanni. Il Vranek ha attraversato l'atrio d'ingresso fino alla
porta della sua stanza e l'ha aperta. Avevo calcolato giusto! Per la corrente
d'aria della finestra aperta del Vranek, della porta aperta del Vranek e della
finestra aperta del soggiorno, tutte le carte nella stanza del Vranek hanno
cominciato a svolazzare alla grande.
Era una tormenta di carte. Il Vranek ha cacciato uno strillo acuto, ha
oltrepassato le carte fino alla finestra e ha chiuso la finestra. Lo strillo
acuto ha attirato la mamma. Anche la mamma è rimasta molto impressionata dalla
devastazione dei mucchi di carta, e voleva aiutare il dottor Vranek a
raccogliere e rimettere in ordine. Il Vranek non si è lasciato aiutare. Ha
spiegato che questa non era mancanza di fiducia verso la mamma, ma che la
faccenda era ancora molto segreta, e lui non poteva far avvicinare nessuno alla
sua invenzione. Perché, diceva, l'invenzione più geniale nelle mani sbagliate
poteva trasformarsi in una cosa diabolica. (...)