Matilde
di Roald Dahl
(...)
Matilde sedette, mentre la Spezzindue si sedeva a sua volta dietro la cattedra.
Era sempre rimasta in piedi, nel corso della lezione. Tese la mano, afferrò la
caraffa e, tenendola per il manico, disse: "Non capisco perché i bambini
siano così repellenti. Sono un vero flagello, come gli insetti. Bisognerebbe
sbarazzarsene una volta per tutte, come si uccidono le mosche con l'insetticida
o con la carta moschicida; perché non inventare uno spray che ci liberi dai
bambini piccoli? Sarebbe splendido entrare in questa classe con una bombola
gigantesca e spruzzare dappertutto. Delle enormi strisce di carta
appiccicaticcia sarebbero ancora meglio. Le appenderei ovunque, voi ci
rimarreste attaccati, e addio. Non le sembra una buona idea Dolcemiele?".
"Se si tratta di uno scherzo, direttrice, non lo trovo molto
divertente."
"Non mi stupisce. Comunque, non scherzavo. Secondo me la scuola perfetta è
quella dove i bambini non ci sono. Un giorno aprirò un istituto del genere.
Penso che avrebbe un grande successo".
"Questa donna è pazza", pensava la signorina Dolcemiele.
"Completamente pazza. E di lei che dovremo sbarazzarci."
La Spezzindue alzò la grande brocca di porcellana azzurra e riempì d'acqua il
bicchiere. E insieme all'acqua venne fuori un lungo, viscido tritone che cadde
nel recipiente con un "plop" sonoro. La Spezzindue cacciò un urlo e
fece un salto come se le fosse scoppiato un petardo sotto i piedi. I bambini
videro la lunga, sottile, viscida creatura giallastra, simile a una lucertola
dal ventre giallo che si contorceva nel bicchiere, e presero a saltare a
dimenarsi, gridando: "Che cos'è? E' disgustoso! E' un alligatore!".
"Attenta, signorina Spezzindue!" gridò Violetta. " Credo che
morda".
La Spezzindue, così grande e grossa, rimase impalata nei suoi pantaloni alla
zuava, tremando come una foglia. Era furiosa perché qualcuno l'aveva strillare
e saltar su a quel modo, proprio lei che si vantava d'essere coraggiosa. Fissò
l'animale che si contorceva nel bicchiere. Non aveva mai visto un tritone in
vita sua; la storia naturale non era il forte, e non riusciva neanche a
immaginare che tipo di bestia fosse, comunque non aveva un aspetto piacevole.
Si mise lentamente a sedere; era davvero terrificante con quegli occhietti che
sprizzavano odio e rabbia. (...)
Matilde e Violetta videro la gigantessa dai pantaloni alla zuava marciare in
direzione di una bambina di circa dieci anni, con le lunghe trecce bionde sulle
spalle. Ogni treccia terminava con un fiocco di raso azzurro. La bambina con le
trecce, Amanda Trippi, rimase immobile, lo sguardo fisso sulla gigantessa che
avanzava verso di lei; aveva l'espressione di chi, intrappolato in un
praticello, sta per essere caricato da un toro inferocito. La ragazzina era
paralizzata, terrorizzata, tremante e con gli occhi sbarrati: sembrava certa
che per lei fosse arrivato il giorno del giudizio.
La Spezzindue aveva ormai raggiunto la sua vittima e torreggiava su di lei.
"Voglio che quando tornerai a scuola, domattina, quelle trecce siano
sparite!" abbaiò. "Tagliale e buttale nella spazzatura! Hai
capito?"
Amanda, sebbene paralizzata dalla paura riuscì a balbettare: " P -p-
piacciono tanto alla m- m- m- ia mamma. M- m- me le rifà ogni mattina".
" La tua mamma è un idiota!" tuonò la Spezzindue. Indicò con un dito
grosso quanto un salame la testa della bambina e latrò: "Sembri un topo
con la coda che gli spunta dalla testa!"."
"La m- m- mia m- m- mamma mi trova molto carina così signorina
Spezzindue".
"Non me ne importa un fico secco di quel che pensa tua madre!" ruggì
la Spezzindue, e con una mossa brusca afferrò le trecce di Amanda con la
destra, sollevandola da terra. Poi cominciò a farla roteare sempre più in
fretta, mentre la bambina strillava più non posso. La Spezzindue muggiva :
" Te le do io le trecce, piccola delinquente!"
Proprio come alle olimpiadi la fece girare sempre più in fretta, come un
martello. "Scommetto che la lancerà" disse Ortensia. La Spezzindue si
chinò all'indietro per bilanciare il peso della ragazzina roteante, e prese a
piroettare con abilità sulla punta dei piedi; in breve Amanda Trippi venne fatta
girare così rapidamente che non la si vedeva più e a un tratto, con un urlo
bestiale, la Spezzindue mollò le trecce e la bambina fu proiettata oltre la
rete metallica del cortile.
"Bel tiro, signora!" gridò qualcuno, dall'altra parte del cortile, e
Matilde, ipnotizzata da questo pazzesco spettacolo, vide Amanda Trippi
atterrare con una lunga e sgraziata parabola sul campo da gioco.
Atterrò sull'erba e prima di fermarsi rimbalzò tre volte. Poi,
sorprendentemente si mise a sedere. Aveva l'aria stordita (ed era
comprensibile), ma dopo un paio di minuti si alzò e trotterellò verso il
cortile. La Spezzindue si stropicciò le mani. "Niente male" grugnì,
"se si pensa che sono fuori allenamento. Proprio niente male". Poi se
ne andò a grandi passi. (...)