Il
giornalino di Gian Burrasca
Vamba
(...) 5 Novembre.
In questi giorni non ho avuto un minuto di tempo per scrivere nel mio caro
giornalino, e anche oggi ne ho pochissimo perché ho da fare le lezioni. Proprio
così. Si sono riaperte le scuole, e io ho messo giudizio e voglio proprio
studiare sul serio e "farmi onore", come dice la mamma. Con tutto
questo non posso esimermi di mettere qui, nel giornalino delle mie memorie, il
ritratto del professore di latino che è così buffo, specialmente quando vuol
fare il terribile e grida:
- Tutti zitti! Tutti fermi! E guai se vedo muovere un muscolo del viso!...
Per questo noialtri, fin dai primi giorni gli s'è messo il soprannome di
"Muscolo" e ora non glielo leva più nessuno, campasse mill'anni!
(...) 6 Dicembre.
Oggi è tornato il babbo, la mamma e l'Ada, tutti di cattivissimo umore. (...)
Io ieri avevo portato a scuola una boccettina d'inchiostro rosso che avevo
trovato sulla scrivania del babbo... e in questo mi pare non ci sia nulla di
male.
Io ho sempre detto che sono un gran disgraziato, e lo ripeto.
Infatti guardate: io porto a scuola una bottiglietta d'inchiostro rosso proprio
nel giorno in cui alla mamma del Nelli viene in mente di mettergli quella po'
po' di golettona inamidata; e lei mette al suo figliuolo quella golettona
proprio nel giorno in cui a me è venuto il capriccio di portare a scuola una
bottiglietta d'inchiostro rosso. Basta. Non so come mi è venuta l'idea di
utilizzare la goletta del Nelli, la quale era così grande, così bianca, così
luccicante... e intinta la penna dalla parte del manico nell'inchiostro rosso
piano piano perché il Nelli non sentisse, gli ho scritto sulla goletta questi versi:
Tutti fermi! Tutti zitti
Che se vi vede Muscolo
Siete tutti fritti!
Poco dopo il professor Muscolo ha chiamato il Nelli
alla lavagna, e tutti leggendo su quella bella goletta bianca scritti questi
tre versi in un bel color rosso hanno dato in una grande risata. Da principio
Muscolo non capiva, e non capiva nulla neppure il Nelli, proprio come l'altra
volta quando gli messi la pece sotto i calzoni che gli rimasero attaccati sulla
panca. Ma poi il professore lesse i versi e diventò una tigre. Andò subito dal
Preside il quale, al solito, venne a fare un'inchiesta. Io nel frattempo avevo
fatto sparire la boccettina dell'inchiostro rosso nascondendola sotto la base
di legno del banco; ma il Preside volle far la rivista delle cartelle di tutti
noi che stavamo di posto dietro al Nelli (cosa insopportabile perché l'andare a
frugare nella roba degli altri è proprio un modo di procedere degno della
Russia) e nella mia trovò la penna col cannello tinto di rosso.
- Lo sapevo che era stato lei! - mi disse il Preside - come fu lei a metter la
pece sotto i calzoni dello stesso Nelli... Va bene ! Tanto va la gatta al
lardo...
E per questa cosa mi ha fatto rapporto. (...)
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