Il ladro e il
suo maestro
Jacob e Wilhelm Grimm
C'era una volta un uomo che voleva far imparare un
mestiere al figlio; va in chiesa a domandare a Nostro Signore che cosa fosse
meglio. Dietro l'altare c'era il sagrestano che dice: "Il mestiere del
ladro! Il mestiere del ladro!"
Allora egli va a casa e dice al figlio che
deve imparare a fare il ladro: "Glielo ha suggerito Nostro Signore".
E parte con lui per cercare qualcuno che conosca il mestiere.
Cammina un'intera giornata e arriva in un gran bosco, dove c'è una casina e
dentro una vecchietta.
Dice il padre: "Non conoscete per caso qualcuno che sappia l'arte del
ladro"?. "Potete imparare benissimo qui, mio figlio ne è
maestro".
Allora egli parla con il figlio e gli chiede se davvero sa fare
il ladro. Il maestro dice: "Istruirò vostro figlio. Tornate fra un anno, e
se lo riconoscerete non voglio nessun compenso, ma se non lo riconoscerete,
dovrete darmi duecento scudi".
Il padre torna a casa e il figlio impara bene l'arte degli stregoni e dei
ladri. Trascorso l'anno, il padre si incammina e piange, perché non sa come
fare a riconoscere il figlio. Mentre va e piange, gli viene incontro un omino
che dice: "Perché piangete, siete così afflitto?"
"Oh" risponde "un anno fa ho lasciato mio figlio da un ladro
perché ne imparasse il mestiere; questi mi ha detto di tornare dopo un anno, e
se non avessi riconosciuto mio figlio, avrei dovuto dargli duecento scudi,
mentre se lo avessi riconosciuto non avrei dovuto dargli niente. Adesso ho
tanta paura di non riconoscerlo e non so dove trovare il denaro".
Allora l'omino gli dice di prendere un pezzetto di pane e di andare a mettersi
sotto il camino: "Là, sopra la spranga, c'è una gabbietta con dentro un
uccellino che guarda fuori: è vostro figlio". Il padre va e getta un pezzo
di pane davanti alla gabbia, allora viene fuori l'uccellino e lo guarda.
"Oh! Sei qui, figlio mio"? dice il padre.
Il figlio è tutto contento di rivedere il padre, ma il maestro dice:
"Ve l'ha detto il diavolo, come riconoscere vostro figlio"!
"Andiamo, babbo"! dice il ragazzo. Il padre ritorna a casa con suo
figlio; per strada passa una carrozza e il figlio dice: "Mi tramuterò in
levriero grigio e vi farò guadagnare molto denaro".
Il signore grida dalla carrozza: "Buon uomo, volete forse vendere il
cane"?
"Sì" dice il padre.
"Quanto volete"?
"Trenta scudi".
"Ehi, buon uomo, è una bella somma, ma è un cane così bello che lo
prenderò ugualmente". Il signore fa salire il cane in carrozza ma, dopo
aver fatto un tratto di strada, il cane salta fuori dal finestrino: non era più
un levriero ed era tornato da suo padre. Se ne vanno insieme a casa. Il giorno
dopo c'è mercato nel villaggio vicino e il giovane dice a suo padre: "Mi
muterò in cavallo; vendetemi, ma quando mi vendete toglietemi la cavezza,
altrimenti non posso più riprendere l'aspetto umano".
Il padre porta il cavallo al mercato, ed ecco arrivare il maestro del figlio
che compra il cavallo per cento scudi; ma il padre si scorda di togliergli la
cavezza. L'uomo va a casa con il cavallo e lo mette nella stalla. Arriva la
serva e il cavallo dice: "Toglimi la cavezza, toglimi la cavezza"!.
La serva si ferma e borbotta: "Sai forse parlare"?.
Va e gli toglie la cavezza; allora il cavallo diventa un passero e vola fuori
dalla porta, e il maestro diventa anche lui un passero e gli vola dietro.
S'incontrano e si sfidano, ma il maestro perde, si butta in acqua e diventa un
pesce. Anche il giovane si tramuta in pesce, si sfidano di nuovo e il maestro
perde.
Si trasforma in pollo mentre il giovane diventa una volpe e con un morso stacca
la testa al maestro. Così quello è morto e morto rimane. (...)
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