Francesco Enna
Il bambino di porcellana.
Un professore di pietra
pomice.
C’era una volta uno di quei
vecchi professori di pietra pomice, bisbetici e antipatici, che è sempre meglio
perdere che trovare. Questo era ispido come un
riccio con tutti bisticciava , a tutti rispondeva male, diceva le parolacce e
faceva persino le boccacce.
Era anche manesco in una
maniera scandalosa. Se qualcuno si azzardava a fissarlo troppo a lungo o,
semplicemente, a guardarlo di sbieco, il Professore era capace di saltargli
subito addosso e di riempirli la faccia di schiaffi e di graffi. Non si pettinava né si
sbarbava mai. Per questa ragione
aveva l’aspetto di un istrice
barbuto o, se si preferisce, di un barbone canuto. E poi sputava. Era diventato
così abile nel lancio dello sputo che riusciva a centrare a venti metri di
distanza l’occhio di chiunque gli fosse antipatico. Era il campione mondiale di
sputo da fermo fra tutti i vecchi professori di pietra pomice. E c’era un’altra cosa ancora : faceva la pipì nel letto.
Un professore così
insopportabile non lo si era mai conosciuto.
Ma non era sempre stato così.
Molto tempo prima era stato un professore come tanti altri: serio, educato, forse
un po’ severo, ma giusto.
Non aveva mai dato troppa
confidenza agli estranei, ma era sempre stato cortese con tutti. I primi segni
di squilibrio si erano manifestati subito dopo la morte di sua moglie, che era
una donna molto dolce e materna (sebbene non avesse avuto dei figli e quindi non
potè mai provarlo), ma anche tanto ingenua. Era morta di
broncopolmonite doppia per aver tentato di salvare la “moquette” del suo salotto
dall’allagamento d’un fiume in piena.
(…)
Ma da quel giorno, il
Professore non fu più lo stesso. Qualcosa gli si era rotto dentro.
Diventò ombroso, scostante,
non guardò più in faccia la gente; da allora odiò l’acqua a morte, tanto da non
lavarsi più neppure le mani e la faccia , così che incominciò a puzzare come un
vecchio caprone; e poi prese a comportarsi nel brutto modo che abbiamo già
descritto all’inizio.
Insomma, diventò anche lui un
autentico professore di pietra pomice.
Infine, quando il mondo gli
sembrò proprio insopportabile, si ritirò in una villetta di sua proprietà, poco
fuori paese, che recinse personalmente con un muro altissimo e impenetrabile.
Poiché, però, aveva bisogno
di qualcuno che si occupasse dell’andamento della casa, consentì soltanto a una
persona di vivergli accanto: era la signora Emilia: una robusta contadina dai
modi burberi e sbrigativi, grossa come
una mongolfiera e con un vocione da sergente di fanteria, ma anche tanto
paziente e comprensiva .
Nella sua casa - fortezza, il
Professore visse in solitudine quasi completa, disprezzando il mondo intero e calpestando stizzosamente le aiuole del suo
giardino.
Finchè non incontrò Daniele,
il bambino di porcellana.
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