I fratelli Karamazov
Fiodor Dostojewskij
(...)All'ora convenuta Kolja si sdraiò fra i binari.
Gli altri cinque che avevano accettato la scommessa, con il fiato sospeso - ma
verso la fine, ormai terrorizzati e pieni di rimorso - aspettavano ai piedi
della scarpata, fra i cespugli.
Finalmente si udì il fragore del treno in lontananza che si allontanava dalla stazione.
Dall'oscurità spuntarono scintillanti due fanali rossi, il mostro si avvicinava
sferragliando. Corri, corri via dai binari!, gridarono i ragazzacci dai
cespugli, atterriti, ma era troppo tardi: il treno piombò lì in un attimo e
saettò via di gran carriera.
I ragazzacci si precipitarono da Kolja: questi giaceva immobile. Cominciarono a
tirarlo, a sollevarlo. Ad un tratto Kolja si alzò e scese dalla scarpata senza
dire una parola. Giunto di sotto, dichiarò di aver finto di essere svenuto, per
farli spaventare, ma la verità era che aveva davvero perduto i sensi, come
confessò in seguito, molto tempo dopo, alla sua mamma. In questo modo, la sua
fama di "temerario" si consolidò una volta per tutte. Tornò a casa
dalla stazione pallido come un cencio. Il giorno seguente si ammalò di una
leggera febbre nervosa, ma di umore era incredibilmente allegro, contento e
soddisfatto. Non si venne a sapere subito dell'incidente, ma quando tornarono
in città la notizia fece il giro della scuola e raggiunse l'orecchio dei
superiori. Ma a quel punto la mammina di Kolja si precipitò a supplicare
l'indulgenza dei superiori per il suo ragazzo e andò a finire che lo stimato e
influente insegnante Dardanelov prese le sue parti, intercedette per lui, e la
faccenda fu ignorata come se non fosse mai accaduta.
Questo Dardanelov, uno scapolo ancora giovane, era appassionatamente innamorato
della signora Krasotkina, da molti anni ormai, e già una volta, circa un anno
addietro, si era arrischiato, nella maniera più rispettosa e tremando di paura
e delicatezza, a chiederle la mano, ma lei aveva rifiutato seccamente,
ritenendo che accettare la sua proposta sarebbe equivalso a tradire il suo
ragazzo, anche se Dardanelov, in base a qualche misterioso sintomo, forse
avrebbe avuto un certo diritto di sognare di non essere completamente sgradito
all'incantevole, ma troppo pudica e gracile vedovella. La folle birichinata di
Kolja sembrava aver rotto il ghiaccio e a Dardanelov, in cambio della sua
intercessione, fu concesso un barlume di speranza - in verità un barlume molto
fioco - ma anche Dardanelov era un campione di purezza e delicatezza e quindi
quel barlume gli bastò a renderlo perfettamente felice, per il momento.
Egli voleva bene al ragazzo, anche se trovava umiliante cercare di ingraziarselo,
quindi con lui, a lezione, era esigente e severo. Ma anche Kolja da parte sua
lo teneva a rispettosa distanza: (...) tutti i suoi compagni erano fermamente
convinti che in storia universale Kolja fosse così preparato da
"battere" anche Dardanelov. Infatti, Kolja una volta gli aveva posto
la domanda: "Chi fondò Troia?", al che Dardanelov aveva risposto
vagamente parlando di popoli, dei loro spostamenti, delle trasmigrazioni, della
remotezza dei tempi, della mitologia, ma non riuscì a rispondere esattamente
alla domanda su chi effettivamente avesse fondato Troia, cioè proprio quali
persone, anzi, chissà perché, considerava la domanda oziosa e inconsistente. Ma
i ragazzi restarono nella convinzione che Dardanelov non sapesse chi aveva
fondato Troia. (...)
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