Grandi speranze Charles Dickens La prozia di Mr. Wopsle
dirigeva una scuola serale nel villaggio; vale a dire che era una vecchia
assurda di mezzi limitati e di acciacchi illimitati, che soleva dormire ogni
sera dalle sei alle sette, in compagnia di giovani che pagavano ciascuno due
pence a settimana per l'opportunità di migliorarsi guardandola dormire. Aveva
una casetta in affitto, e Mr. Wopsle occupava la stanza al piano superiore, e
noi allievi lo sentivamo spesso leggere ad alta voce in tono quanto mai solenne
e terrifico e, di tanto in tanto, picchiare contro il soffitto. Una volta ogni
tre mesi Mr. Wopsle fingeva di "esaminare" gli studenti. Quello che
faceva in quelle occasioni era di tirarsi su i polsini, arruffarsi i capelli e
recitarci l'orazione di Marco Antonio sul cadavere di Cesare, invariabilmente
seguita dall'Ode sulle Passioni di Collins, in cui io ammiravo particolarmente
Mr. Wopsle nella sua raffigurazione della Vendetta, che getta a terra tuonando
la sua spada macchiata di sangue e accetta la tromba annunciatrice di guerra
con un'occhiata fulminante. Allora giudicavo le cose in modo diverso da come mi
accadde di fare in seguito, nella vita, quando imparai a conoscere le Passioni
e le confrontai con Collins e Wopsle, a notevole svantaggio dei due gentiluomini.
La prozia di Wopsle,
oltre a occuparsi di questo istituto educativo, teneva aperto - nella stessa
stanza – un piccolo emporio. Non aveva la minima idea né degli articoli che
possedeva né del loro prezzo; ma in un cassetto c'era un libricino tutto unto
che serviva da catalogo dei prezzi, e basandosi su questo oracolo Biddy
sbrigava tutti gli affari del negozio. Biddy era la pronipote della prozia di
Mr. Wopsle; confesso di non essere all'altezza di risolvere il problema del
grado di parentela che la legava a Mr. Wopsle. Era un'orfana come me e, come
me, anche lei era stata tirata su con le mani. Era una persona notevole, a
parer mio, per le sue estremità, dato che i suoi capelli avevano sempre bisogno
di una pettinata, le mani sempre di essere lavate, e le scarpe sempre di essere
risolate e rinforzate sui tacchi. Questa descrizione deve essere accolta con la
riserva di un giorno alla settimana. La domenica andava in chiesa tutta in
perfetto ordine. Per la maggior parte da
solo, e più con l'aiuto di Biddy che della prozia di Mr. Wopsle, mi feci
faticosamente strada nell'alfabeto quasi fosse stato una macchia di rovi, con
gran fatica e graffi a ogni lettera. In seguito caddi in preda a quei ladri, i
nove numeri, che ogni sera sembravano fare qualcosa di nuovo per camuffarsi e
rendersi irriconoscibili. Ma alla fine, procedendo a tentoni, quasi come un
cieco, cominciai a leggere, a scrivere e a fare di conto, sia pur in misura
limitatissima. (…) Il
progetto educativo, o corso, stabilito dalla prozia di Mr. Wopsle potrebbe
essere riassunto nel modo seguente. Gli scolari mangiavano mele e ficcavano
fuscelli di paglia l'uno nella schiena dell'altro, fino a che la prozia di Mr.
Wopsle non raccoglieva tutte le sue energie e, vacillando, li colpiva indiscriminatamente
con una verga di betulla. Dopo aver ricevuto l'assalto furioso dando segni
evidenti di derisione, gli scolari si mettevano in fila e, con un brusio
costante, si passavano di mano in mano un libro squinternato. Il libro
conteneva un alfabeto, dei numeri e delle tavole aritmetiche, e un piccolo abecedario...
vale a dire li aveva contenuti un tempo. Appena il volume cominciava a
circolare la prozia di Mr. Wopsle cadeva in uno stato di coma, dovuto al sonno
o al parossismo reumatico. Gli scolari, allora, si lanciavano in un esame competitivo
sul tema delle scarpe, con lo scopo di accertare chi fosse in grado
di pestare più forte i piedi di chi. Questo esercizio mentale durava fino a che
Biddy non si precipitava su di loro e distribuiva tre Bibbie sciupatissime (che
dall'aspetto sembravano essere state ricavate in modo maldestro da un
grossolano avanzo di qualcosa), stampate in modo più illeggibile di qualsiasi
curiosità letteraria che mi sia mai capitata tra le mani in seguito, tutte
ricoperte di macchioline di ruggine, e con diversi esemplari del regno degli
insetti spiaccicati tra le pagine. Questa parte del corso era in genere
ravvivata da diversi singoli scontri tra Biddy e gli studenti refrattari. Quando
le lotte erano finite, Biddy diceva il numero di una pagina, e allora tutti insieme
leggevamo a voce alta quello che potevamo - o che non potevamo -
in un coro spaventoso, diretto con voce acuta, stridula e monotona da Biddy,
mentre nessuno di noi aveva la minima idea di quello che leggeva, o alcun rispetto
per esso. Quando questo orribile frastuono era andato avanti per un po',
svegliava automaticamente la prozia di Mr. Wopsle che si avvicinava barcollando
a un ragazzo qualsiasi e gli tirava le orecchie. Questo era il segnale che per
quella sera il corso era finito, e allora ci precipitavamo fuori, all'aria
aperta, con grida di vittoria intellettuale. |