La
brughiera
Thomas
Hardy
Scese nella valle e ben presto raggiunse
la sua casa a Blooms-End. Sua madre stava togliendo le foglie secche dai vasi
che teneva sul davanzale. Alzò gli occhi a guardarlo come se non comprendesse
la ragione del suo lungo soggiorno; da diversi giorni lo guardava in quel modo.
Egli si rese conto che la curiosità dimostrata dal gruppo d'uomini che si
facevano tagliare i capelli, era diventata in sua madre vera e propria
preoccupazione. E tuttavia non gli aveva chiesto nulla, anche quando l'arrivo
dei bauli le aveva fatto capire che non se ne sarebbe andato per un pezzo. Ma
il suo silenzio era più espressivo delle parole, ed egli sentì di doverle una
spiegazione.
«Non tornerò più a Parigi, mamma,»
disse. «Almeno, non per riprendervi il mestiere di prima. Ci ho rinunciato.»
La signora Yeobright si voltò a
guardarlo, colpita e sorpresa. «Ho subito immaginato che ci fosse qualcosa che
non andava, quando ho visto arrivare i bauli. Ma perché non me l'hai detto
subito?»
«Avrei dovuto farlo, infatti. Ma non
sapevo se avresti approvato il mio progetto. Su alcuni punti non avevo
neanch'io le idee molto chiare. Ho deciso di fare un lavoro completamente
nuovo.»
«Mi meraviglio, Clym. Come puoi trovare
un lavoro migliore di quello che hai fatto finora così bene?»
«Oh, è molto facile; anche se non sarà
un lavoro migliore nel senso in cui tu lo intendi; ti sembrerà forse peggiore.
Ma odio ormai quel mestiere e voglio far qualcosa di buono prima di morire. E
credo di poterlo fare come maestro: maestro dei poveri e degli ignoranti, che
nessun altro si preoccupa d'istruire.»
«Dopo tutta la pena per darti un buon
avvio, e quando ti basterebbe continuare nel tuo lavoro per diventare ricco,
come puoi pensare di ridurti a far la vita d'un povero maestro? Le tue fantasie
ti porteranno a rovina, Clym.»
La signora Yeobright parlava con tono
calmo, ma la forza del sentimento nascosta dietro le sue parole era anche
troppo evidente per chi la conoscesse bene come suo figlio. Egli non rispose.
Il suo volto rivelava quella certezza di non esser compreso che si ha quando
l'interlocutore è costituzionalmente al di là d'una logica che, anche nelle
condizioni più favorevoli, è un mezzo di comunicazione troppo grossolano per la
sottigliezza dell'argomento.
Non ne parlarono più sino alla fine del
pranzo. Sua madre disse allora, come continuando il discorso iniziato al
mattino: «Mi addolora, Clym, vedere che sei tornato con simili idee per la
testa. Non avrei mai immaginato che tu potessi desiderar di peggiorare, di tua
propria volontà, la posizione che hai nel mondo. Ho sempre pensato che avresti
preferito migliorarla, come fanno gli altri uomini - quelli degni di questo
nome - che abbiano la possibilità di far fortuna.»
«Non è colpa mia,» disse Clym, con voce
turbata, «se odio quel mestiere superficiale, tutto apparenza. Tu parli di
uomini degni di questo nome; come può esserne degno chi passi il suo tempo in
quel modo effeminato, mentre vede metà degli esseri umani condurre una vita
infelice perché non c'è nessuno che si dedichi con impegno a insegnar loro ad
affrontare e trasformare la misera condizione in cui sono nati? Ogni mattina,
svegliandomi, vedo l'intero creato gemere sotto il peso della fatica e del
dolore, come dice San Paolo; e poi vedo me stesso, intento a trafficare in
luccicanti oggetti preziosi con donne ricche e libertini titolati, lusingando
le vanità più meschine: io, che ho forza e salute sufficiente per far qualsiasi
cosa. Da un anno almeno intimamente ne soffro, e ora ho capito che non posso
più continuare.»
«Ma perché devi esser diverso dagli
altri?»
«Non so; so soltanto che molte sono le
cose a cui gli altri tengono e a cui invece io non tengo affatto; ed è in parte
per questo che ho deciso. In primo luogo, il mio fisico non ha molte esigenze.
Non so godere le raffinatezze, non apprezzo il lusso. Tanto vale che faccia di
questa mia deficienza una virtù e che, potendo fare a meno di ciò che altri
trovano indispensabile, dia agli altri quel che non spendo in inutili lussi.»
In realtà, alcuni di questi istinti
Yeobright li aveva ereditati proprio dalla donna che aveva ora dinanzi a sè e
non potè quindi fare a meno di toccarla nel sentimento, se non col
ragionamento, anche se ella, convinta di fare il suo bene, cercava in tutti i
modi di nasconderglielo. Fu quindi con tono assai meno sicuro ch'ella gli
disse: «Eppure, continuando per la tua strada, avresti potuto diventare molto
ricco. Direttore d'una grossa ditta di pietre preziose... che cosa si può
desiderare di meglio? È una posizione che si fonda sulla fiducia e sul
rispetto! Mi accorgo che sei come tuo padre: come lui, ti stanchi di fare un
lavoro serio.»
«No,» rispose suo figlio. «Non sono
stanco del lavoro, ma di quello che tu intendi per lavoro. Che cos'è per te,
mamma, un lavoro serio?»
La signora Yeobright era una donna
troppo intelligente per accontentarsi di definizioni superficiali e banali:
come il «che cos'è la saggezza?» del Socrate di Platone, e il «che cos'è la
verità?» di Ponzio Pilato, la scottante domanda di Yeobright rimase quindi
senza risposta.
Il silenzio fu rotto dal rumore del
cancello del giardino che si apriva; poi qualcuno bussò alla porta ed entrò:
era Christian Cantle, vestito con gli abiti della domenica.
Era consuetudine a Egdon incominciare il
proemio d'una storia prima d'esser entrati completamente in casa, in modo
d'arrivare alla storia vera e proprio quando visitatore e ospite fossero faccia
a faccia. Mentre tirava il paletto Christian aveva dunque incominciato a dire:
«E pensare che io, che non esco quasi mai di casa e ben raramente a quell'ora,
debba essermi trovato là proprio questa mattina!»
«Che notizia ci porti, dunque,
Christian?» disse la signora Yeobright.
«Oh, terribile: c'è una strega, e dovete
perdonarmi se vengo a quest'ora; perché, dico io, "devo andare ad
avvertirli subito, anche se stanno ancora pranzando". Vi assicuro che
tremavo come una foglia. Credete che capiterà qualche cosa adesso?»
«Ma che cosa?»
«Questa mattina in chiesa ci eravamo
alzati tutti in piedi e il parroco aveva detto: "Ora, preghiamo."
"Bene," penso io, "tanto vale inginocchiarsi, allora"; e
così mi sono inginocchiato; e anche tutti gli altri hanno ubbidito. Ma ci
eravamo appena inginocchiati quando si sente un urlo terribile in tutta la
chiesa, come se avessero trafitto il cuore di qualcuno. Tutti allora saltano in
piedi e si viene a sapere che Susan Nunsuch ha punto la signorina Vye con un
lungo ferro da calza: aveva minacciato di farlo appena la signorina fosse andata
in chiesa, dove non va molto spesso. Ha aspettato l'occasione per diverse
settimane; voleva cavarle il sangue, ha detto, perché non potesse più stregare
i suoi bambini come fa da un pezzo. La seguì dunque in chiesa, si sedette
vicino a lei e, appena le fu possibile, piantò il ferro nel braccio della
ragazza.»
«Che orrore!» disse la signora
Yeobright.
«L'ha punta così forte che la ragazza è
svenuta; avevo paura che succedesse chissà che cosa, perciò mi sono nascosto
dietro il contrabbasso e non ho più visto niente. Dicono che l'hanno portata
fuori - all'aria; e quando si son messi a cercare Sue, era scomparsa. Che
strillo ha gettato, povera ragazza! Il parroco, in cotta e stola, continuava ad
alzare la mano e a dire: "Sedetevi, brava gente, sedetevi!" Ma chi
diavolo poteva pensare a sedersi in quel momento! Oh, lo sa che cosa ho
scoperto, signora Yeobright? Che il parroco, sotto la tonaca, porta un vestito
come noi!... Quando ha alzato il braccio, ho potuto vedere la manica nera.»
«Che barbarie!» disse Yeobright.
«Sì, una vera barbarie», approvò sua
madre.
«Le autorità dovrebbero provvedere,»
disse Christian. «Ma ecco che arriva anche Humphrey.»
Entrò Humphrey. «Avete sentito la
notizia? Vedo che sapete già. Sembra strano, ma appena uno di Egdon va in chiesa,
capita di sicuro qualche stranezza. L'ultima volta che ci andò uno di noi, il
vicino Fairway morì in autunno; e fu proprio il giorno in cui lei, signora
Yeobright, si oppose alle pubblicazioni.»
«La ragazza ha potuto ritornare a casa?»
disse Clym.
«Dicono che s'è subito ripresa e che se
n'è andata tranquillamente. E ora che ve l'ho detto, me ne vado a casa
anch'io.»
«Anch'io,» disse Christian. «Vedremo ora
se c'è qualcosa di vero in ciò che si dice di lei.»
Quando se ne furono andati, Yeobright
chiese alla madre con tono tranquillo: «Credi ancora che abbia torto a voler
diventare maestro per insegnar qualcosa a questa gente?»
«È giusto che ci siano maestri e
missionari e altre persone del genere,» ella rispose. «Ma è anche giusto che io
cerchi di distoglierti da simili carriere perché tu ti faccia una posizione
migliore e non ritorni indietro nella scala sociale. Pensa ai sacrifici che ho
fatto per darti questa possibilità.»
Più tardi arrivò anche Sam, il tagliatore
di ginestra. «Sono venuto a chiederle una cosa in prestito, signora Yeobright.
Ha sentito quel ch'è capitato alla nostra bellezza di Mistover?»
«Sì, Sam, ho sentito: è venuta almeno
una dozzina di persone a dircelo.»
«Bellezza?» chiese Clym.
«Sì, non c'è male,» rispose Sam. «Sembra
a tutti molto strano che una così bella ragazza sia venuta a vivere qui.»
«È bruna o bionda?»
«Mah! L'avrò vista una ventina di volte,
ma proprio non riesco a ricordarmene.»
«Ha i capelli più scuri di Thomasin,»
mormorò la signora Yeobright.
«È una donna che ha l'aria
d'infischiarsi di tutto, come si suol dire.»
«È un tipo malinconico?» chiese Clym.
«Ama star sola e non fa amicizia con
nessuno.»
«Le piacciono le avventure?»
«No, ch'io sappia.»
«S'imbranca a volte coi ragazzi, per
distrarsi, in questo luogo così solitario?»
«No.»
«Non va in maschera?»
«No. I suoi gusti son molto diversi.
Direi piuttosto che le piacerebbe essere molto lontano di qui, fra dame e
cavalieri che non conoscerà mai, e palazzi che non riuscirà mai a vedere.»
Accorgendosi che Clym sembrava vivamente
interessato, la signora Yeobright s'affrettò a dire a Sam: «Tu vedi in lei più
di quel che ci vedono molti altri. Secondo me, la signorina Vye è troppo fiacca
e oziosa per essere interessante. Non ho mai sentito dire che abbia fatto
qualcosa di utile a lei o agli altri. Una brava ragazza non viene accusata
d'essere una strega, neanche in un posto come Egdon!»
«Sciocchezze... Questo non dimostra
proprio nulla,» disse Yeobright.
«Oh, io non ci capisco niente in queste
cose,» disse Sam tirandosi indietro da una discussione probabilmente
sgradevole; «e sarà il tempo a dirci che cosa quella ragazza sia veramente. Ma
la ragione per cui sono venuto fin qui è che vorrei in prestito la corda più
robusta che avete. Il secchio del capitano è caduto nel pozzo, e così a casa
sua sono senz'acqua, e siccome oggi gli uomini non lavorano, penso che potremo
tirarglielo fuori. Abbiamo già tre funi da carro, ma non arrivano sino in
fondo.»
La signora Yeobright gli disse di prendere
tutte le corde che trovava sotto la tettoia, e Sam andò a cercarle. Quando
ripassò dinanzi alla porta, Clym si unì a lui e lo accompagnò sino al cancello.
«Questa signorina strega si tratterrà
molto a Mistover?» chiese.
«Credo di sì.»
«È una vergogna che le abbiano fatto del
male! Deve avere sofferto molto... più nello spirito che nel corpo.»
«È stata proprio una cattiva azione... e
contro una così bella ragazza poi! Lei dovrebbe conoscerla, signor Yeobright,
dato che viene di lontano, e ha più esperienza di noi.»
«Credi che le piacerebbe far scuola ai
bambini?» chiese Clym.
Sam fece di no col capo. «Non mi sembra
il tipo adatto,» rispose.
«Oh, era una semplice idea. Bisognerebbe
comunque vederla e parlarle..
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