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Lunario dei giorni di scuola


Appendice trentottesimo

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Rory & Ita

Roddy Doyle

 

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«Era una vecchia scuola con le vetrate legate a piombo; i ragazzi entravano da una parte dell'edificio e le  ragazze dall'altra. Ma nel 1932 fu  aperta una nuova scuola. Era stata costruita sulle rovine del vecchio tribunale di Tallaght, incendiato e distrutto dagli eroi locali durante la guerra di indipendenza. E allora ci trasferimmo tutti nella nuova scuola, i ragazzi da una parte e le ragazze dall'altra, come prima, solo che adesso avevamo due stanze per uno, una per i più piccoli e una per i più grandi.

  «Il maestro era il signor Manning, che abitava al villaggio in uno dei cottage di proprietà del Consiglio di contea. Per mezza giornata ci si sedeva e per l'altra mezza si stava in piedi; non c'era posto a sedere per tutti. Il signor Manning insegnava a sei classi, dalla prima alla sesta, tutte nella stessa stanza e tutte lo stesso giorno. E se la cavava abbastanza bene, viste le condizioni. Chi stava in piedi leggeva o recitava e non vedeva l'ora che venisse il suo turno di sedersi; non era considerato un grosso sacrificio, si faceva così e basta.»

  Molti dei ragazzini andavano a scuola senza scarpe. « Una buona metà era a piedi scalzi, anche d'inverno. Una volta mi tolsi le scarpe e le portai in mano. Arrivai a casa a piedi nudi e mi beccai uno scapaccione da mia madre.»

Sui muri dell'aula c'erano delle carte geografiche. « Una carta dell'Irlanda, una carta dell'Europa e una carta del mondo. Il crocefisso non me lo ricordo. Sono sicuro che ci fosse, ma non me lo ricordo. I banchi erano di legno, a due posti, con la vaschetta del calamaio. L'inchiostro veniva preparato da alcuni dei ragazzi più grandi, che lo mescolavano in un grosso bottiglione di pietra. Spesso mettevamo alcuni pezzetti di carburo di calcio nella vaschetta del calamaio; il carburo era il combustibile che si usava per i fanali delle biciclette e roba del genere. Bastava mettercene dentro un pezzettino per scatenare una reazione: attaccava a sfrigolare e riempiva la stanza di gas. E la puzza era tremenda.» Gli scolari non avevano il proprio banco. « Non ho mai scolpito il mio nome sul banco. Non sono mai stato in un banco abbastanza a lungo per avere il tempo di farlo. » Ma fece in tempo a meritarsi un soprannome. « Ero il Professore, perché leggevo i libri di scuola. Ero bravo a scuola, andavo bene senza fare troppi sforzi. Era un omaggio alla mia erudizione: il Professore.

  «I bagni erano proprio in fondo al cortile, in una lunga fila; si chiamavano le latrine. Erano piccoli vani senza le porte. Solo un lungo asse di legno piatto con dei buchi ritagliati dentro, e andava tutto a finire giù in una buca.  Di tanto in tanto qualcuno dei ragazzi ci ficcava dentro la testa e le spalle per guardare e si godeva lo spettacolo, visto che l'asse continuava dritto fino alla sezione femminile. E di tanto in tanto capitava anche che qualcuno scivolasse e cadesse nella buca, e poi bisognava tirarlo fuori. Dopo un po' di spavento e di agitazione, toccava a un paio dei ragazzi più grandi - toccava sempre ai ragazzi più grandi - l'incarico di tirarlo su e trascinarlo fuori in strada fino al centro del paese, dove c'era la pompa. Poi uno di loro lo teneva per la collottola e l'altro si dava da fare con la maniglia della pompa e lo innaffiavano fino a quando era un po' più pulito e non puzzava troppo, mentre lui seguitava a strillare e strepitare. E poi lo riportavano a casa. Bussavano alla porta e quando la madre veniva ad aprire le dicevano: 'Eccolo qua, il suo Mick. E caduto nel cesso'. E se la squagliavano di corsa perché, anche se può sembrare assurdo, quando si riporta a casa un ubriaco e lo si fa in nome della carità cristiana, è probabile che si venga accusati di averlo fatto sbronzare, e in questi casi era lo stesso; lo portavano a casa ricoperto di escrementi e la colpa la davano a loro.

  «Il signor Manning affibbiava punizioni ai prepotenti, agli impertinenti, a chi era distratto o non aveva imparato la lezione oppure agli stupidi, o meglio non agli stupidi e basta, ma a chi era così stupido da non fare i compiti, pur sapendo di essere capace di farli. Bisognava allungare la mano e lui la colpiva con una specie di bacchetta, simile alle listarelle dello schienale di una sedia, ma mai in modo eccessivo.

  «Mi ricordo di aver letto la storia di un tamburino, di Standish O'Grady. Le truppe stavano preparando un at­tacco segreto ai capi irlandesi, sulle montagne di Wicklow, ma il tamburino, che simpatizzava con i ribelli, diede l'allarme tra la popolazione locale. Da allora mi è rimasta impressa. Credo che si chiamasse The Bog of Stars, la torbiera delle stelle.»

  La sezione femminile della vecchia scuola divenne la biblioteca pubblica,« un gran passo avanti per Tallaght. C'erano un sacco di libri di Zane Grey, tipo La valle delle sorprese, e molte altre storie di cowboy. E autori come Max Brand. Io leggevo tutto quello che trovavo. Leggevo le copie della rivista Century Magazine che erano in giro per casa. Erano copie rilegate. Bret Harte, Mark Twain, George du Maurier: c'era di tutto in quella rivista. Ne sento ancora la mancanza. Lessi L'origine dell1uomo, che avevo trovato in casa. E la storia in due volumi della rivolta del 1798, del dottor Madden.

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