Carrie
Stephen King
(...)
Henry Grayle, il preside della scuola superiore
Thomas Ewen, l’aveva aspettato per tutta la settimana, ma il padre di Chris
Hargensen non si fece vedere fino a venerdì, il giorno dopo che Chris aveva
bigiato l’ora di punizione con la terribile Miss Desjardin. “Sì, Miss Fish?”
chiese Grayle al citofono in tono formale, sebbene potesse vedere attraverso la
porta a vetri l’uomo che aspettava nell’ufficio esterno, e conoscesse bene la
sua faccia dalle fotografie dei giornali locali. “John Hargensen la vuole
vedere, signor Grayle.” “Lo faccia entrare, per piacere.” Maledizione, Fish,
deve proprio usare quel tono reverente? Grayle, quando era nervoso o assorto,
aveva il vizio irriducibile di piegare graffette, sminuzzare tovagliolini, fare
orecchie ai fogli di carta.
Per John Hargensen, l’astro legale della città,
preparò le munizioni pesanti: posò un’intera scatola di graffette di grosso
formato al centro della scrivania. Hargensen era un uomo alto e imponente, con
le movenze disinvolte e quel tipo di fisionomia mobile e sicura di chi si sente
al disopra del gioco guardingo dei comuni rapporti umani. Indossava un
impeccabile vestito scuro, leggermente screziato di verde e oro, che
svergognava l’abito preconfezionato di Grayle. La sua valigetta era sottile, di
vera pelle, con borchie di lucente acciaio inossidabile. Il sorriso era
perfetto, pieno di denti incapsulati: un sorriso che faceva sciogliere come burro
al sole i cuori dei membri femminili delle giurie. La sua stretta di mano era
di prima categoria: ferma, cordiale, lunga.
“Buongiorno, signor Grayle. È da un
po’ che volevo vederla.” “Sono sempre felice di incontrare dei genitori che si
interessano alla scuola,” disse Grayle con un sorriso asciutto. “Naturalmente.”
Hargensen sorrise. “Immagino che lei sia molto occupato, e io devo essere in
tribunale tra quarantacinque minuti. Possiamo arrivare subito al punto?”
“Sicuro.” Grayle pescò nella sua scatola di graffette e cominciò a
giocherellare con la prima. “Ho l’impressione che lei sia qui per via della
misura disciplinare che è stata presa nei confronti di sua figlia Christine.
Lei dovrebbe essere a conoscenza del fatto che in questo campo la politica della
scuola è molto rigida. Lei stesso, come persona che si occupa del funzionamento
della giustizia, capirà che non si possono fare eccezioni alle regole, o...”
Hargensen agitò la mano con impazienza. “Mi pare che ci sia un malinteso,
signor Grayle. Io sono qui perché l’insegnante di ginnastica, Miss Rita
Desjardin, ha alzato le mani su mia figlia. E ha usato con lei un linguaggio
ingiurioso, purtroppo. Mi pare che il termine che Miss Desjardin ha usato sia
‘stronzata’.”
Grayle inspirò profondamente. “Miss Desjardin è stata
rimproverata.” Il sorriso di Hargensen si raffreddò di una trentina di gradi.
“Temo che un rimprovero non sia sufficiente. Mi pare che questo sia il primo
anno d’insegnamento di questa, ehm, signora?” “Sì, ed è stato soddisfacente da
ogni punto di vista.” “Evidentemente la sua definizione di ‘soddisfacente da
ogni punto di vista’ include il mandare gli studenti a sbattere contro gli
armadi e usare un linguaggio da carrettiere?” Grayle parò il colpo di fianco.
“Come avvocato, lei deve sapere che in questo stato le scuole hanno il diritto
di agire in loco parentis: nelle ore di scuola, noi ci sostituiamo ai genitori
nell’esercizio di tutti i loro diritti. Se lei non ne è a conoscenza, le
suggerisco di consultare... per esempio la causa tra il distretto scolastico di
Monondock e Cranepool, o anche...” “Mi è noto il concetto,” disse Hargensen.
“Ma so anche che né la causa che voi presidi amate tanto citare né altre
riguardano neppure lontanamente le ingiurie fisiche o verbali. C’è, comunque,
la causa tra il distretto scolastico n. 4 e David. Ne è a conoscenza?”
Grayle
ne era a conoscenza. George Cramer, il vicepreside della scuola superiore del
distretto scolastico n. 4, giocava spesso a poker con lui una volta. Ora George
non giocava più a poker: lavorava per una compagnia di assicurazioni, dopo che
aveva deciso di tagliare lui stesso i capelli a un ragazzo. Il distretto
scolastico aveva pagato alla fine settemila dollari di risarcimento danni:
circa mille dollari a sforbiciata. Grayle prese a lavorare su un’altra
graffetta. “Non stiamo a citarci cause a vicenda, signor Grayle. Siamo uomini
molto occupati. Non voglio discussioni spiacevoli. Non voglio pasticci. Mia
figlia è a casa, e ci resterà anche lunedì e martedì. Con questo saranno
completati i suoi tre giorni di sospensione. E siamo a posto.” Completò la
frase con un gesto della mano. (To’, Fido, buono: guarda che bell’osso) “Ora le
dico cosa voglio,” continuò Hargensen. “Primo, il biglietto del ballo per mia
figlia; un ballo studentesco è molto importante per una ragazza, e Chris è
molto sconvolta. Secondo, che non sia rinnovato il contratto a quella
Desjardin: questo è per me personalmente. Credo che se volessi portare in
tribunale il distretto scolastico, potrei uscirne sia col licenziamento dell’insegnante
sia con un risarcimento danni. Ma non voglio essere vendicativo.” “Così, se io
non acconsento alle sue richieste, l’alternativa è il tribunale?” “Penso che
prima dovrebbe esserci un’udienza del Comitato Scolastico, ma solo come
formalità. Comunque sì, il tribunale sarebbe il risultato finale. Una cosa
spiacevole per lei.”
Un’altra graffetta. “Per ingiurie fisiche e verbali,
giusto?” chiese Grayle. “In linea di massima.” “Signor Hargensen, lo sa che sua
figlia e una decina di altre ragazze hanno tirato degli assorbenti igienici
addosso a una ragazza che aveva le sue prime mestruazioni? Una ragazza che
credeva di esser sul punto di morire dissanguata?” Hargensen aggrottò appena le
ciglia, come se avesse sentito qualcuno parlare in una stanza lontana. “Non
credo proprio che questa sua asserzione possa essere provata. Io sto parlando
di fatti che...” “Non m’importa,” lo interruppe Grayle. “Non m’importa quello
di cui sta parlando. Questa ragazza, Carrie White, è stata chiamata ‘stupida
vacca’, le è stato detto di ‘tapparsela’, ed è stata oggetto di svariati gesti
osceni. Non è venuta a scuola per tutta la settimana. Queste le sembrano, o no,
ingiurie fisiche o verbali?” “Non ho intenzione,” rispose Hargensen, “di star
qui ad ascoltare un cumulo di mezze verità o le sue conferenze da insegnante,
signor Grayle. Conosco abbastanza bene mia figlia da...” “Ecco qui.” Grayle
frugò nel cestino delle pratiche sulla sua scrivania e sbatté davanti a
Hargensen un mazzo di foglietti rosa. “Dubito fortemente che lei conosca la
figlia descritta da questi moduli, dubito che la conosca anche solo la metà di
quel che pensa. Altrimenti avrebbe capito che era ormai ora di darle una
regolata coi fiocchi. È ora che lei affronti la situazione, signor Hargensen,
prima che sua figlia faccia danni peggiori.” “Lei non...” “Ewen, quattro anni,”
lesse Grayle ignorandolo. “Test del quoziente d’intelligenza, centoquaranta.
Profitto bassissimo. Settantaquattro punizioni. Ben venti di queste per aver
molestato delle allieve deboli, minorate, le ultime ruote del carro. So che la
cricca di Chris le chiama gli ‘scherzi della natura’. Lo trovano molto
esilarante. Chris ha saltato cinquantuno di queste punizioni. Alla scuola
superiore di Chamberlain ha avuto una sospensione per aver messo un petardo
nella scarpa di una ragazza... la nota sul modulo dice che questa graziosa
burla costò quasi due dita dei piedi a una ragazza di nome Irma Swope. Questa
Swope ha il labbro leporino. Sto parlando di sua figlia, signor Hargensen.
Queste cose non le dicono niente?” “Sì,” disse Hargensen alzandosi. Un leggero
rossore si era soffuso sui suoi lineamenti. “Mi dicono che ci rivedremo in
tribunale. E quando avrò finito con lei, potrà ritenersi fortunato se riuscirà
a fare il venditore di enciclopedie porta a porta.” Anche Grayle si alzò,
rabbiosamente, e i due uomini si fronteggiarono attraverso la scrivania. “Vada
per il tribunale, allora,” disse Grayle. Notò una leggerissima espressione di
sorpresa sulla faccia di Hargensen. Incrociò le dita e si buttò a capofitto in
quello che sperava fosse un KO o perlomeno un KO tecnico, che salvasse il posto
alla Desjardin e facesse abbassare la cresta a questo elegante figlio di
puttana. “Apparentemente lei non s’è reso conto di tutte le implicazioni di
questa faccenda, signor Hargensen. Lo stesso scudo che protegge sua figlia
protegge anche Carrie White. E nell’istante in cui lei ci querelerà per
ingiurie fisiche e verbali, noi controquereleremo sua figlia per conto di
Carrie White, con le medesime accuse.” La bocca di Hargensen si spalancò e si
richiuse. “Non creda di cavarsela con questo misero trucchetto da...”
“Azzeccagarbugli? È questo il termine che stava cercando?” Grayle sorrise
trucemente. “Penso che conosca la strada per uscire di qui, signor Hargensen. Le
sanzioni contro sua figlia rimangono. Se lei ritiene di dover portare avanti la
cosa, è nel suo diritto.” Hargensen attraversò la stanza con passo rigido, si
fermò sulla porta come per dire qualcosa e uscì, trattenendosi a stento dalla
tentazione di sbatterla.
(...)
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