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Lunario dei giorni di scuola


Appendice ventottesimo

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Sotto la pelle

Doris Lessing

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Prima di arrivare a frequentare la scuola vera e propria, il Convento, andai in due scuole, per così dire, di passaggio. La prima si trovava a Rumbavu Park, appena fuori Salisbury, ed era tenuta dalla famiglia Peach. Io, che avevo appena compiuto sette anni, e mio fratello, che ne aveva quattro, fummo mandati a quella scuola insieme, e a me fu dato l’ordine di occuparmi di lui. Ma se io adoravo il mio fratellino, altrettanto facevano tutti gli altri. Era costantemente affidato alle ragazze più grandi, di nove o dieci anni, che se lo portavano appresso come fosse stato una bambola. Quello era un luogo piacevole, tenuto da persone gentili – gentiluomini. Uso questa parola perché la usava la direttrice Mrs James, e in continuazione. Proprio come i russi dell’intellighenzia, che oggi parlano di sé definendosi gentiluomini, con sdegnoso ripudio di decenni di rivoluzione e di egualitarismo (“vengo da una famiglia di gentiluomini”), Mrs James sembrava fare tale asserzione a ogni frase che pronunciava. Era un altro membro della borghesia inglese spaventata dalle rozze abitudini coloniali ma, a differenza di tutti quelli che intendono unicamente affermare la propria superiorità in una qualche ineffabile e indefinibile maniera, Mrs James intendeva la stessa cosa che dicono i russi, ovvero che sono loro i veri eredi della cultura letteraria, musicale e artistica. Era una donna robusta, di pelle scura come una zingara, capelli lisci e neri, come la Dorelia di Augustus John, una madre terra ante litteram, ed era gentile. Quando scrivevo delle piccole composizioni sui fiori e gli uccelli, mi diceva che ero straordinaria e le faceva vedere a tutti. Mi spazzolava i capelli, mi faceva lavare sotto le ascelle e in mezzo alle gambe, perché era afflitta da un vero orrore delle funzioni naturali, mi teneva sul suo ampio grembo e sospirava e si lamentava della grossolanità del mondo e del suo triste destino, quello di fare la direttrice di una scuola. Quando i miei genitori venivano a trovarmi, Mrs James parlava di me e di mio fratello come dei suoi successi. Ben lungi dall’essere infelice in quella scuola, ero piena dell’eccitazione e dei piaceri della scoperta. I bellissimi giardini si estendevano su due colline, allora come oggi. Terrazze, fontane, stagni, alberi e fiori: era un luogo da visitare, e durante i fine settimana c’era gente che si muoveva in macchina da Salisbury per venire ad ammirarlo. Rimasi nella scuola di Rumbavu Park per un trimestre. Anni luce. Un’eternità. Quando ricostruii i segmenti temporali di quei due anni, fui costretta ad ammettere che si era trattato solo di un trimestre. Sembrava impossibile, ma era andata così. Se solo avessi potuto rimanere là, ma i Peach erano falliti, una vera sfortuna non soltanto per loro, ma anche per i bambini che frequentavano la scuola.

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