Storie allegre
Collodi
Fra babbo e figlio
Masino, pochi giorni dopo, andò in camera a cercare il suo babbo
(il quale si era corretto del bruttissimo vizio di brontolare) e gli disse:
"Sai, babbo, che cosa mi ha fatto il maestro?".
"Che ti ha fatto?"
"Con la scusa che ho sbagliato a rispondere nell'Aritmetica, mi ha messo
in penitenza..."
"Ma queste son cose orribili!... Lo racconterò ai carabinieri!..."
"Senti, babbo; io non voglio più andare a scuola."
"Io farei come te. A che serve la scuola? La scuola non è altro che un
supplizio inventato apposta per tormentare voi altri poveri ragazzi."
"Capisci? Mettermi in penitenza perché l'Aritmetica non vuole entrarmi
nella testa! Sta a vedere che un libero cittadino non è padrone di non sapere
l'abbaco? Perché anch'io sono un libero cittadino, ne convieni, babbo?"
"Sicuro che ne convengo."
"Il mio maestro è un buon omo: ma è un omo piccoso. Figurati!
Pretenderebbe che i suoi scolari dovessero studiare!"
"Pretensioni ridicole! Se viene a dirlo a me, non dubitare che lo servo
io."
"Dovresti andare a trovarlo!"
"Vi anderò sicuro: e gli dirò che i maestri possono pretendere che i loro
scolari sappiano la lezione... ma obbligarli a studiare, no, no, mille volte
no."
"La volontà è libera, ne convieni, babbo?"
"Sicuro che ne convengo, e quando un ragazzo dice: 'non voglio studiare'
nessuno può costringerlo."
"Figurati! Pretenderebbe che, durante la lezione, i suoi scolari stessero
tutti zitti! Come è possibile di stare zitti quando si sente la voglia di
parlare?"
"Hai mille ragioni! Che forse la parola venne data all'uomo, perché a
scuola stesse zitto? Lascia fare a me: domani vado a trovarlo, e gli dirò il
fatto mio".
(...)
E il babbo andò davvero a trovare il maestro, e gli fece una bella lavata di
capo, da ricordarsene per un pezzo: tant'è vero che quando Masino tornò a
scuola, il maestro gli si fece incontro tutto mortificato, e tenendo il
berretto in mano, gli disse:
"Scusa, sai, Masino, se l'altro giorno ti messi in penitenza. Fu uno
sbaglio, perdonami: tutti si può sbagliare in questo mondo. Che cosa avevi
fatto povero figliuolo, da meritarti quel castigo? Non avevi imparato la
lezione... Ma è forse questa mancanza? Che forse gli scolari hanno l'obbligo di
saper la lezione? Non ci mancherebbe altro! Animo, via, perdonami e non se ne
parli più! Fammi intanto vedere i tuoi quinterni! Benissimo! Sono tutti coperti
di scarabocchi! Gli scarabocchi suoi quinterni provano che lo scolaro è un
ragazzino pulito e che studia bene. Ti darò sette meriti per gli scarabocchi. I
ragazzi di buona volontà, come te, vanno sempre incoraggiati. Vediamo ora i
tuoi libri. Arcibenissimo! Questi libri tutti strappati e sbrindellati, sono
una bella prova che sai tenere di conto. La prima cosa che deve fare uno
scolaro perbene è veramente studioso, e quella di sciupare i libri di scuola.
(...) E questa macchia, che hai sul davanti della camicia, come mai te la sei
fatta?".
"Me la son fatta stamani, nel leccare lo zucchero in fondo alla
chicchera."
"E una macchia che ti torna benissimo (...). Io ho avuto sempre a noia gli
scolari con la camicia pulita. Gli scolari mi piacciono come te, tutti coperti
di macchie e di frittelle. Ti darò sei meriti per quella bella macchia di caffè
e latte. Ne meriterebbe di più, ma per oggi tiriamo via. Dimmi, Masino: hai
studiato la lezione di Grammatica?".
"Sissignore."
"Dimmi, dunque, quante lettere ci vogliono per formare una sillaba?"
"Così, all'improvviso, non saprei dirlo..."
"Benissimo. Me lo dirai un'altra volta. E l'abbaco l'hai studiato?"
"Sissignore."
"Che cosa rappresenta una crocellina così, '+', posta fra due
numeri?"
"Ecco... dirò... che rappresenta una croce..."
"Oggi non sei in vena a rispondere, mi risponderai un'altra volta. E la
Geografia l'hai imparata?".
"Sissignore"
"Sentiamola. In quante parti si divide comunemente l'Italia?"
"In quattro parti: Italia di sopra, Italia di sotto, Italia nel mezzo, e
l'Italia....."
"Italia come?..." .
"Italia... da una parte."
"Non è precisamente così, mi risponderai meglio un'altra volta. Eccoti
intanto dieci meriti per la franchezza, con la quale hai risposto a tutte le
mie domande."
Agli esami della fin dell'anno, il bravo Masino si fece tantissimo onore, e il
suo babbo e la sua mamma gli regalarono venti pasticcini e un panforte di
Siena. (...)
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